É il 18 Giugno 1989 e Pescara e Juventus si sfidano nella Sedicesima Giornata del Girone di Ritorno del Campionato di Serie A 1988-89 allo Stadio 'Adriatico' di Pescara.
É una Juventus che cerca di costruire una squadra ancora scossa dal addio di 'Le Roi' Michel Platini e dai fallimenti di Ian Rush e del tecnico Rino Marchesi. Guidati in panchina dalla leggenda Dino Zoff, i bianconeri raggiungono un quarto posto in campionato che dovrebbe rappresentare un buon viatico per il futuro.
Dall'altra parte c'é un Pescara che si dimena a fondo classifica fino all'ultimo ma non riesce ad evitare la dolorosa retrocessione in Serie B.
Buona Visione!
CAMPIONATO DI SERIE A 1988-1989 – 16 RITORNO
Pescara – Stadio Adriatico
Domenica 18 giugno 1989 ore 17.00
PESCARA-JUVENTUS 0-0
Pescara – Stadio Adriatico
Domenica 18 giugno 1989 ore 17.00
PESCARA-JUVENTUS 0-0
PESCARA: Gatta, Camplone (Zanone 68), Bergodi, Ferretti, Junior, Ciarlantini, Caffarelli, Marchegiani, Lalli (Edmar 59), Tita, Berlinghieri
Allenatore: Giovanni Galeone
JUVENTUS: Tacconi, Favero (Napoli 68), De Agostini, Galia, Bruno, Tricella, Marocchi, Rui Barros, Buso, Zavarov (Cabrini 73), Magrin
Allenatore: Dino Zoff
ARBITRO: D’Elia
I mille e un errore d'un fantasma che ha nome ZavarovDAL NOSTRO INVIATOPESCARA La Signora usa i guanti e sfoggia la delicatezza di un farmacista che è in procinto di depositare alcune spezie sul piatto del proprio infallibile bilancino. Alta professionalità ha sfoggiato nei riguardi della Lazio, analogo trattamento ha usato nei confronti del Pescara, ieri pomeriggio all'Adriatico. Ed ha tolto una pericolosa freccia velenosa dalla lingua del tecnico laziale Materazzi, il quale sabato pomeriggio aveva dichiarato:«La Juventus si è comportata come chỉ ha grosse capacità professionali contro di noi, sono curioso di vedere cosa farà a Pescara».A Pescara la Juventus si è comportata da Signora, nobile e delicata, diligente. La sua composizione dei reparti non ha permesso al manipolo di uomini a disposizione del simpatico, ancorché contestatissimo, Galeone di affacciarsi troppo spesso nei paraggi di Tacconi. Il caldo ventilato della costa adriatica non consentiva grossi sperperi di energia, si trattava di capitalizzare al massimo ciò che ogni giocatore aveva nelle gambe e nei polmoni, poiché l'incipiente estate non perdona gli sconsiderati.Ma in questo lavoro di farmacista, gli uomini dell'insaziabile Zoff non hanno dovuto far fronte alla disperata angoscia di una squadra che sta per retrocedere. Poiché, salvo diversi scampoli di combattività esibiti nel secondo tempo e ad eccezione del pressing e del forcing operati nel quarto d'ora finale, quelli degli abruzzesi non sembravano segnali spediti da chi è disperato ma naturali risposte obbligate dalla classifica generale. E, oltretutto, tali risposte sono venute da, un complesso tutt'altro che trascendentale, poco convinto delle proprie iniziative, sterile anche se discreto al momento della costruzione dello schema. Infine, il Pescara ha avuto la cattiva ventura di affontare una Juventus certamente demotivata ma non disposta a scoprire il fianco.Lo schieramento bianconero non ha infatti concesso alcunché ad un complesso costituzionalmente debole, che però merita l'attenuante di non aver potuto schierare Pagaro, Miano, Di Cara e Gasperini, appiedati chi dal Giudice Sportivo e chi da infortunio. Al termine della partita, vissuta su episodi isolati ed assolutamente insulsi tranne qualche decisa iniziativa nelle fasi conclusive del match, i tifosi pescaresi nel riconoscere ampi meriti alla dignità e serietà professionale della squadra juventina, hanno contestato Galeone.La serietà e la diligente applicazione dei bianconeri non hanno avuto felice finalizzazione solo perché a Zoff è venuto a mancare, per giustificatissime ragioni internazionali, il danese Laudrup, l'uomo più incisivo e più in forma di questo finale di campionato. Senza il bravo Michael, Juventus si è affidata al solo Buso, generoso ma impreciso in un colpo di testa che poteva risultare vincente. Di insufficiente aiuto è stato infatti il portoghese Barros, poiché reduce da una relativamente breve inattività dopo l'intervento chirurgico cui è stato sottoposto per farsi asportare l'appendice. Barros ha perlomeno questa attenuante.Chi continua a deludere è Zavarov, pur avendo anch'egli diritto ad attenuanti per aver prestato servizio ininterrotto da 17 mesi. Sono troppi i suoi assenteismi, troppe le pause, troppo po che le giocate risolutrici e ancora tanti gli errori.Angelo Carolitratto da: La Stampa 19 giugno 1989