lunedì 14 luglio 2025

9 Novembre 1975: Juventus - Lazio

È il 9 Novembre 1975 e si gioca allo Stadio 'Comunale' di Torino la sfida Juventus-Lazio. La gara è valevole per la quinta giornata del girone di andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1975-76.

Alla fine di quel Campionato la Juventus finirà alle spalle del Torino Campione d'Italia con solo due punti di ritardo.

Per quanto riguarda la coppa nazionale i nostri eroi non riusciranno neppure a superare il primo turno eliminatorio: saranno scavalcati nel girone dall' Inter. Invece la Coppa Italia la vince a sorpresa il Napoli che strapazza per 4-0 in finale l'altra sorpresa Hellas Verona.

Buona Visione! 



juventus



Stagione 1975-1976 - Campionato di Serie A - 5 andata
Torino - Stadio Comunale
domenica 9 novembre 1975 ore 14:30 
JUVENTUS-LAZIO 2-0
MARCATORI: Damiani 47, Damiani 53

JUVENTUS: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, (c) Anastasi, Capello F., Bettega R. 
A disposizione: Carraro, Spinosi, Altafini
Allenatore: Carlo Parola

LAZIO: Pulici, Ammoniaci, Petrelli, Wilson (Manfredonia 15), Ghedin, Re Cecconi, Garlaschelli, Brignani, Chinaglia, Badiani, Giordano
A disposizione: Moriggi, Ferrari
Allenatore: Giulio Corsini

ARBITRO: Casarin



Le Coppe europee hanno restituito due squadre irriconoscibili
Juve stanca, ma la Lazio è a pezzi
I bianconeri si adeguano a lungo al gioco fiacco e senza idee dei biancazzurri (Corsini non ha "legato", torna in panchina Maestrelli?) 
In apertura di ripresa la difesa romana si sfalda davanti a Damiani che realizza due reti di testa in otto minuti 
Finale più vivace 
Scirea il migliore in campo, Wilson sostituito da Manfredonia

Due Borussia in cinque giorni sarebbero davvero troppi, ci ha pensato la Lazio ad abbassare la media. Per fortuna, perché contra un avversario organizzato in modo efficace, con giocatori meno disorientati e molli, la Juventus di ieri avrebbe corso grossi rischi. La partita è caduta di molto rispetto agli scontri vementi delle battaglie-scudetto. A parte il minor tifo blanconero dovuto alla contestazione silenziosa, nessuna bandiera azzurra sulle gradinate: la squadra romana è abbandonata dai tifosi, pare uno zatterone alla deriva. E domenica la attende il derby: una sconfitta provocherebbe la cacciata di Corsini ed il ritorno probabile in panchina di Tommaso Maestrelli. 

Un ritorno che tutti saluteremmo con comprensibile gioia, al di là delle burrascosa vicende del club.

Forse i giocatori biancoazzurri aspettano solo questo momento. Non ci sentiamo di sposare la tesi di un boicottaggio a Corsini, ma di certo Chinaglia e colleghi hanno dimostrato sul campo di avere smarrito l'entusiasmo, la capacità di combattere. É un impasse di natura più psicologica che tecnica o fisica, Corsini non è riuscito a legare con gli atleti e dovrà in qualche mоdо lasciare la panchina. Se Maestrelli preferirà attendere ancora, potrebbe toccare a Mondino Fabbri. Il derby probabilmente segnerà la svolta.

Di certo, per chi è fuori dall'ambiente e si deve limitare a raccogliere gli echi, sarebbero da cacciare i giocatori, non Corsini. Mai visto una squadra muoversi con scarsa concentrazione, senza logica, con giocatori separentemente privi della volontà necessaria per appoggiare in modo decente l'azione del compagno, con una difesa suicida con l'eccezione di Pulici (ma é logico, il por tiere scatta e para con tempi di reazione immediati, e poi non ci sta a fare la figura del pollo). Chinaglia cerca di dribblare, tenta il numero che diverta se stesso e gli dia una giustificazione: subisce botte senza reagire, si vede respingere i tiri e non ha un gesto di stizza, gioca una partita tutta sua, sognando l'America e rimpiangendo Maestrelli.

La Juventus, che doveva smaltire di conseguenza il mercoledi di Coppa (obblettivamente ben maggiore era stata la sua fatica, fiacca e nervosa, di quella imposta dal Barcellona ai laziali) all'inizio si é adeguata al ritmo degli avversari, e malgrado gli strappi dati da Scirea, da Morini, da Gentile a Tardelli, metà campo e punte hanno rischiato di addormentersi (e di far dormire, o inviperire, il pubblico). 

Sino alle soglie dell'area laziale la manovra aveva un minimo di ordine ma al momento di stringere i tempi entravano in scena l'imprecisione di chi eseguiva il lancio e il cross, e la scarsa determinazione di chi doveva andare dentro puntare su Pulici. Molti centri dalle fasce laterali finivano dietro la porta o fuori misura, tiri rari e ribattuti con facilità; su quelli che flitravano Pulici opponeva alcuni interventi di gran classe. La difesa della Lazio finiva per non correre grossi rischi, anche se dopo un quarto d'ora Wilson (stiramento) aveva lasciato il posto al giovane Manfredonia, alla seconda gara in serie A dopo l'esordio di domenica scorsa.

Piatto poco invitante

Dall'alto delle tribune la partita pareva spezzarsi spesso in tronconi, con mucchi bianconerazzurri attorno al pallone e larghi spazi vuoti a centrocampo, vuoti inutilizzati sulle fasce laterali, il tutto segno evidente di una disposizione tattica approssimativa da ambo le parti. Per una volta che si poteva gustare una partita senza l'assordante rullo dei tamburi a sfondare i timpani, ecco che Juve e Lazio ammainavano un piatto così poco invitante. I bianconeri affrontavano Chinaglia con un determinatissimo Morini, e Long John invece di tentare affondi che gli sarebbero riusciti impossibili partiva da lontano per fermarsi sul tre quarti, cercando scambi con compagni che non c'erano. 

Gentile e Tardelli sovrastavano gli evanescenti Garlaschelli e Giordano, a centrocampo Furino e Re Cecconi si guardavano bene dall'affrontarsi. Badiani era abbastanza puntiglioso su Causio, Capello non doveva dannarsi troppo per il ritmo blando di Brignani. Più impegnata, in qualche modo, la retroguardia della Lazio con Ghedin a seguire Bettega. Ammoniaci su Anastasi ed il forzuto Petrelli a marcare flipper Damiani, vivace ma raramente incisivo.

I primi affondi bianconeri, troppo blandi, non sono riusciti a sfondare, ed al quinto minuto Bettega ha tentato la sorte con una botte da lontano che Pulici ha deviato in angolo. 

La Lazio almeno inizialmente ha cercato di muoversi con una certa logica, ma presto la squadra si è alliacciata in tentativi individuali senza esito. Scirea ha dato la prima scossa già al 7', uscendo con autorità da una mischia, lanciandosi sulla sinistra e pennellando al centro un cross sul quale Causio è intervenuto saltando in controtempo, e colpendo la palla fiaccamente. Chinaglia si è fatto luce ma lontano da Zoff, al 12', piazzando un tiro-cross finito sulla parte alta della rete bianconera.

Un bell'uno-due fra Damiani e Bottega é fallito al 14' per la prudenza di flipper ed il coraggio di Pulici in uscita, poi la Lazio era costretta a sostituire il libero Wilson con Manfredonia. 

La Juventus cercava di stringere i tempi, a dopo un corner di Causio e successivo centro di Anastasi, Capello era spinto alle spalle mentre si accingeva a battere a rete di testa. I bianconeri chiedevano il rigore, ma Casarin non ci stava (quest'anno ne sono stati giá concessi alcuni, per scorrettezze del genere). Partivano poi i difensori al 18', ed un centro di Gentile per Tardelli era intercettato in spaccata da Ammoniaci.

I bianconeri attaccavano improvvisando, la Lazio impostava contropiedi che finivano al primo tackle, la gara proseguiva fiacca, vivacizzata alla mezz'ora da un clamoroso errore di Damiani che da pochi passi ribatteva sul fondo un pallone respinto da Pulici (tiro di Tardelli, su punizione toccata verso l'accorrente terzino da Capello). Lo stesso Capello, in una delle pochissime proiezioni offensive, aveva una palla-gol al 30 ma Pulici salvava sulla botta secca dell'avversario, quindi allo scadere del primo tempo segniava la Lazio, ma Garlaschelli si era aiutato con la mano per deviare il cross dal fondo di Chinaglia - Casarin annullava. Lo stesso Long John tranquillizzava Zoff, che cominciava ad incavolarsi vedendo la piega che aveva preso la partita.

La partita si sbloccava inaspettatamente per la Juventus in apertura di ripresa. Damiani iniziava con una maggiore vivacità, faceva partire subito un cross che Furino non arrivava a deviare. La difesa della Lazio decideva allora di fare un omaggio al bianconeri e (2 minuto) al successivo centro di Morini avanzato sulla destra, si metteva sull'attenti in modo che Damiani, senza neppure dover saltare, poteva deviare la palla in rete con comodità. 

Neppure il tempo di ricambiare in qualche modo l'omaggio che (al decimo minuto) i laziali davano ancora via libera a Damiani. Stavolta il cross era di Causio, e Petrelli assisteva con apparente disinteresso alla nuova testata dell'ala. Macchie anche sulla coscienza di Pulici, rimasto fermo fra i pali, per quanto il portiere si fosse giá meritato applausi in precedenza.

La partita è chiusa

Sul due a zero partita chiusa. La Lazio cercando pateticamente di andare avanti sottolineava di minuto in minuto i suoi limiti attuali, mentre con il risultato acquisito la Juventus giocava con altro animo e riusciva ad imbastira azioni più brillanti. Pulici in uscita fermava bene al 13' una stangata di Causio, lanciato da Bettega che a centrocampo aveva vinto un tackle su Chinaglia. Poi Bettega si vedeva ribattere in angolo una botta da distanza ravvicinata. Anastasi sbagliava alcuni agganci in area, quindi era anche sfortunato: su un controplede, Scirea si inseriva benissimo, calciava con forza, Pulici respingeva ed il centravanti al rimbalzo colpiva il montante alla destra del portiere. Petrelli, sul rovesciamento di situazione, sbagliava solo davanti a Zoff l'unica occasione per la Lazio, mentre sul tabellone salivano i gol del Napoli a smorzare gli entusiasmi esplosi dopo quello di Riva e Carmignani.

Bruno Perucca


Pagelle bianconere

ZOFF Poco lavoro, molte arrabbiature almeno sino al gol di Damiani che ha sbloccato il risultato. Una partita normale per il portierone bianconero, lasciati con sollievo i mutandoni bianchi cui l'aveva costretto l'arbitro Linemayr.

TARDELLI- Nella Juve che arrancava, la sua spinta del suo giovanile entusiasmo si sono fatti sentire. E' andato tirare, si è inserito bene in avanti in molte occasioni. Un po' troppo duro, però, e con i mezzi che possiede rischia di sprecare sa stesso scadendo a livello di scarpone.

GENTILE - Non il miglior Gentile che tutti conoscono, ma sempre ed un buon livelio di rendimento. Anche lui un po' troppo vigoroso, ma del resto questo è suo stile anche se una Lazio cosi moscia e un Garlaschelli cosi fuori fase non meritavano tanta grinta.

FURINO - Qualcosa si è spannato nel motore di Beppe Furia, non si tratta solo della fatica. Sensibile com'è, attaccato alla squadra, deve aver sofferto più di altri l'eliminazione in Coppa. Ha corso, arrancato, ma non era lucido e di conseguenza ha pasticciato molto.

MORINI - Ha affrontato Chinaglia con la concentrazione che il centravanti avrebbe meritato in altri templ, ma è sempre meglio non correre rischi. In alcune occasioni è uscito bene in appoggio al centrocampo, con autoritá. E' in un buon momento, e si vede.

SCIREA - Meritava una partita migliore, tanto é in forma ma lo si dove ringraziare per il calcio pulito e senza sbavature che sa offrire anche se attorno c'è un po' di confusione. Difende e attacca in assoluta scioltezza: uno spettacolo. Prepariamoci quindi a vederlo in Nazionale.

DAMIANI - Ha pescato due jolly che lo fanno entrare nolle classifica cannonieri ma non in quella del buoni per quanto riguarda i novanta minuti di ieri. Ha trovato spunti efficaci solo sul 2-0, quando la Lazio lasciava spazio tentando una pressione più velleitaria che efficace.

CAUSIO - Il ruolo d'interno non gli place, non sa concentrarsi con continuità. Ha avuto sprazzi deliziosi, ma ha ancho sprecato molto portando la palla anziché cercare lo scambio. Una sufficienza onesta, nulla più.

ANASTASI - La serie grigia continua, ed anche la sfortuna. Ha sbagliato passaggi ed agganci in area, ma si é visto pure respingere una botta dal montante. Per Parola è intoccabile, ma è certo che insistere sia il modo per recuperarlo?

CAPELLO - Lotta più che con gli avversari, contro la forma che stenta ad arrivare e lo limita molto nella mobilità, negli inserimenti. Sapendo di non essere lui si limita a un piccolo cabotaggio fra la sua area a la metá campo.

BETTEGA - Ha trovato di fronte l'unica della Lazio che abbia giocato in modo degno, ovvero il lungo poderoso Ghedin. Viste le difficoltà ad entrare in area, ha tentato il gol più volte con botte da lontano. Ha ritrovato potenza, peccato che a squadra proprio adesso non giri. 

Bruno Perucca
brani tratti da: La Stampa 10 novembre 1975




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