mercoledì 30 luglio 2025

27 Settembre 1972: Juventus - Olympique Marsiglia

É il 27 Settembre 1972 Juventus ed Olympique Marsiglia si sfidano nella gara di ritorno dei Sedicesimi di finale della Coppa dei Campioni 1972-73 allo Stadio 'Comunale' di Torino.

La Juve allenata in panchina da Cestmir Vycpalek si appresta a vincere il suo quindicesimo Scudetto anche se ad una giornata dal termine sembrerebbe che il Milan si possa fregiare della tanto osannata Stella del decimo tricolore. Ma una sconfitta inattesa a Verona ribalta tutto in quella che e' tutt'oggi famosa come la 'Fatal Verona'.

Per quanto riguarda il fronte europeo, i bianconeri si vedono sfilare da sotto le mani il massimo alloro continentale dalla squadra del momento. La sfidante in finale é l' Ajax - l'emblema principale del gioco totale olandese. Sará solo la prima di tante delusioni europee per la Vecchia Signora.

Buona Visione! 



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Stagione 1972-1973 - Coppa dei Campioni - Sedicesimi, ritorno
Torino - Stadio Comunale
mercoledì 27 settembre 1972 ore 21:00
JUVENTUS-OLYMPIQUE MARSIGLIA 3-0
MARCATORI: Bettega R. 4, Bettega R. 37, Haller 44

JUVENTUS: Zoff, Spinosi, Marchetti G. (Cuccureddu 40), Furino, Morini, Salvadore, Haller (Altafini 80), Causio, Anastasi, Capello F., Bettega R.
A disposizione: Piloni, Savoldi, Longobucco
Allenatore: Cestmir Vycpalek

OLYMPIQUE MARSIGLIA: Carnus, Lopez, Bosquier, Zvunka, Kula, Bonnel, Franceschetti, Di Caro (Magnusson 46), Gress, Skoblar, Leclercq
A disposizione: Krafft, Buigues, Tokoto
Allenatore: Mario Zatelli

ARBITRO: Stanev (Bulgaria)
RIGORI FALLITI: Causio 49 (Juventus)




Allo Stadio, in un'esaltante cornice di folla, eliminato l'Olympique 
Una Juventus travolgente: 3-0 Bettega dopo tre minuti segna il primo gol e al 37' raddoppia trascinando la squadra campione alla rivincita sui francesi - 
Marchetti esce in barella al 39' (frattura del setto nasale) - 
Al 43' Haller realizza la terza rete - 
Camus al 49' para un penalty di Causio - 70 mila spettatori 
Bobby-gol più Haller Adieu, Marseille. 

In una furia agonistica che esaltava il carattere anche se a volte riusciva a confondere i suoi stessi temi tattici, la Juventus ha disintegrato la squadra francese. Un « uno-due » di « Bobby-gol » e poi un uppercut al fegato di Haller hanno messo in ginocchio nel primo tempo le velleità dell'Olympique. Scattata ruggendo orgoglio, la squadra campione non ha concesso nulla ai suoi avversari, malgrado dovesse subire ogni tanto i toni piacevoli dei vari Leclercq e Bonnel. E quando Skoblar entrava in possesso del pallone, « Tarzan » Morini usciva dalla caverna randellandolo senza remissione. 
Era una gara da vincere subito, per evitare equivoci tattici, insabbiamenti di manovre e irritazione nervosa: lo scatto iniziale della Juve ha subito fatto vedere cosa siano carattere e concentrazione. E c'è Bettega, uomo che pare nato con il palione, talmente si immedesima in azioni collettive e sfrutta gli spunti personali: voleva segnare al « Comunale », e c'è riuscito subito, grazie alla fiducia che i compagni hanno in lui. La sua testa riesce a « pilotare » da vicino e da lontano, cross e parabole che altrimenti andrebbero perduti.  
Juve vincente e lo si era detto: bastava mettere in rete i gol di scarto che la teoria assegnava ai bianconeri secondo una giusta valutazione delle due squadre in campo. L'Olympique non è affatto da disprezzare. Sa disimpegnarsi, si muove, imposta gioco sulle fasce laterali (spesso assai meglio degli stessi bianconeri: vecchio disagio del nostro football), ma ha dovuto subire nei fianchi la rabbia aggressiva, la tenaglia furibonda dei torinesi. Un'autentica fornace il Comunale: l'unico motivo intinto in una certa calma era la canzone di Sinatra: «Straniero nella notte», che funzionava da riempitivo prima della gara. Ma gli «stranieri» e cioè i simpaticissimi marsigliesi, non avevano più nulla da dire sul campo, violentati com'erano dalla spinta bianconera.  
Bobby-gol e Haller sopra tutti, com'era nei voti di chi voleva rivedere il giovane attaccante e di coloro che chiedevano al «vecchio» Helmut un tocco di genio: puntuale, il tedesco è scattato su un pallone, fuggendo in balzi progressivi impressionanti, e fulminando poi a rete dopo trentacinque metri da olimpionico. Un capolavoro del contropiede, suprema ricetta della Coppa Campioni. Ritmo, carica nervosa, quella virile felicità, di movimento che di colpo, per misteriose ragioni, entra nei muscoli dei calciatori durante i grandi impegni, hanno certo appannato il tono tecnico in alcuni momenti della gara: ma le partite di Coppa Campioni non sono mai saggi di accademia, bensì scontri feroci dove spinta e freddezza si integrano: e lo dimostra per l'ennesima volta — al negativo — il rigore falIito da Causio (una lezioncina da tener presente).  
L'Olympique torna a casa senza vere colpe. In sessanta minuti avrebbe dovuto incassare cinque gol, solo la precipitazione di alcuni bianconeri ha condonato a Camus e a Bosquier un punteggio « maltese ». Ma non deve rimpiangere nulla, il club transalpino: dopo tutto ha fornito un viatico indicativo per questa edizione di Coppa Campioni. Se la Juve non rientra da protagonista come può, dovrà dire soltanto « mea culpa », come già le accadde a Lione. Non c'è gioco che non possa migliorare i suoi temi e sveltire determinate manovre: ma varie volte i bianconeri hanno offerto triangolazioni pregevoli, affondi perentori, se mai viziati da una esagerata carica, che contribuisce a intorbidire le idee, anziché a realizzarle. Ma vincendo si impara, sia a far gol sia a registrarsi in i campo sia ad amministrare I nei modi dovuti ogni fase d'un incontro. Su questo sentiero di Coppa c'è bottino per la Juve: nei risultati ed in esperienza. E ci dispiace per Skoblar: sa giocare, assorbire botte e restituirle. Meriterebbe senz'altro di partecipare a un campionato italiano: allora, oltre al « Fratello Branca » Morini troverebbe altri clienti ritagliati nel bronzo. Non è colpa sua se ruota nella sfera d'un calcio minore, dove le coppe vengono inventate (come fece la federazione francese a proposito di questo torneo, tanti anni fa) ma poi sono affidate ad altri, ieri Milan ed Inter, oggi — speriamo — Juventus.  
Giovanni Arpino 


 

Tredici uomini un grande show 

ZOFF — Una sola parata importante: nella ripresa, su una » folgore » improvvisa di Bonnel. In precedenza aveva corso un pericolo su un tiro di Franceschetti in mischia, intercettato dalla difesa. Per il resto interventi,di ordinaria amministrazione: due conclusioni di Skoblar deviate in angolo ed una punizione di Gress bloccata. Calmo, sicuro, sempre piazzato. 

SPINOSI — Ha eseguito con diligenza il compito assegnatogli: quello di neutralizzare Di Caro. Ha sempre anticipato l'avversario, rendendolo inoffensivo. Non ha potuto impedirgli, però, di sferrare una testata micidiale a Marchetti. 

MARCHETTI — Proprio quando stava giocando all'altezza delle sue possibilità (aveva messo le briglie a Gress e si era concesso sgroppate sulla sinistra, con puntuali cross al centro) è finito «k.o.» per una terribile testata di Di Caro. Malgrado il naso fratturato, ha avuto la forza di portarsi ai bordi del campo, poi è svenuto. Si è ripreso negli spogliatoi. Adesso lo sfortunato difensore è in clinica dove sarà operato. Sarà indisponlbile per due, forse tre settimane. 

CUCCUREDDU — Entrato al posto di Marchetti, a cinque minuti dall'intervallo di metà tempo, il sardo solo nella ripresa ha offerto spunti interessanti. Ci é voluto un po' di tempo perché si abituasse al ruolo di terzino. Ha commesso qualche rudezza ma è cresciuto poi di tono e, nel finale, ha sfiorato il gol. 

FURINO — Molto attivo. Alle prese con Leclercq, di statura nettamente superiore, ha giocato con grinta obbligando il « regista » transalpino a ridurre il suo raggio d'azione. Non sempre ordinato, a causa del furore agonistico, ma utilissimo. Ha confermato i progressi denunciati a Bologna. 

MORINI — Ha messo la museruola ai temutissimo Skoblar. Gli ha concesso un paio di conclusioni innocue e sporadici « a fondo ». Per il resto l'ha fatto soffrire. L'asso del Marsiglia (che ha l'abitudine di protestare continuamente con l'arbitro) si é innervosito, poi si è rassegnato a girare al largo ed a muoversi in zone morte. Morini era pressoché insuperabile. 

SALVADORE — Una prova, nel complesso impeccabile. Un paio di incertezze senza conseguenze: il « vecchio Bllly » ha fatto buona guardia intervenendo con autorità quando la situazione lo richiedeva. 

CAUSIO — Ha un rigore (parato) sulla coscienza. Ma si era sul 3-0 e — dice lui — voleva regalare un pizzico di « suspense » alla folla. Ha avuto un avvio irresistibile, poi si è un po' smarrito probabilmente per il gran movimento che ha compiuto. É tornato alla ribalta nella ripresa, dopo il penalty e, tra l'altro, ha fornito una bella palla-gol.» Bettega che non l'ha sfruttata perché caricato fallosamente, in piena area. 

HALLER — É stato, grande, come, sa esserlo quando è in vena ed è stimolato dall'orgoglio, ha corso per ottanta minuti poi, a causa dei crampi e di una botta infertagli da Zvunka, ha ceduto il posto ad Altafini. Ha «pennellato» due traversoni che la testa di Bettega ha tradotto in gol ed altri passaggi-gol calibrati per lo stesso Bettega e per Anastasi. Ha segnato, in contropiede, con uno scatto da ventenne, una rete superlativa. Classe, potenza e fantasia: questo l'apporto dell'asso tedesco. 

ALTAFINI — É entrato a freddo ed ha giocato dieci minuti al posto di Haller. Quando si è scaldato i muscoli la partita era finita. Impossibile valutare la sua miniprestazione. 

ANASTASI — Si è impegnato allo spasimo, con un ritmo frenetico per sottrarsi alla ampia guardia che gli montavano i « duri » Zvunka e Bosquier. Ha giocato per la squadra: in zona-tiro a volte è stato poco lucido e precipitoso. Sul finire ha mancato di un soffio una buona occasione. Da un suo spunto era scaturito il rigore fallito da Causio. 

CAPELLO — Soffre ancora dei postumi della distorsione alla caviglia sinistra. Gli manca il piede d'appoggio per « lavorare » il pallone ed orchestrare il gioco come sa fare. Calcia di sinistro cori soggezione (un paio di volte, per questa ragione, ha concluso debolmente in porta). Comunque, con il trascorrere dei minuti, la sua prestazione è andata migliorando: suo il lancio che ha fruttato il terzo gol di Haller.

BETTEGA — Straordinario. Due gol degni di John Charles. Valcareggi, in tribuna d'onore, vedendo Bettega ha gridato: 
« Fantastico! Lo convoco per la trasferta in Lussemburgo ». 
E' il catalizzatore del gioco bianconero. Anche sul piano tecnico è più forte di prima. In lui c'è la stoffa del fuoriclasse. Ha « incornato » due palloni di Haller con un tempismo ed una precisione stupefacenti ed ha tenuto in costante allarme la difesa marsigliese. La Juventus ha ritrovato il suo « match-winner » e Valcareggi lo chiama in Nazionale. Chi l'avrebbe detto, otto mesi fa? C'è da gridare al miracolo. 

Bruno Bernardi
 




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Il goal di Helmut Haller

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