lunedì 24 febbraio 2025

24 Febbraio 1985: Juventus - Verona

É il 24 Febbraio 1985 e Juventus Hellas Verona si sfidano nella Quinta Giornata del Girone di Ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1984-85  allo Stadio 'Comunale' di Torino.

I Bianconeri sembrano piú concentrati sulla Coppa dei Campioni (coppa che vinceranno nella tragica notte del Heysel) e sono lontani dalla testa della classifica del campionato. In testa invece c'é proprio il Verona che dopo una cavalcata splendida vince il suo primo Scudetto.

Buona Visione!


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Stagione 1984-1985 - Campionato di Serie A - 5 ritorno
Torino - Stadio Comunale
Domenica 24 febbraio 1985 ore 15:00
JUVENTUS-VERONA 1-1
MARCATORI: Briaschi 74, Di Gennaro 76

JUVENTUS: Bodini, Favero, Cabrini, Bonini (Pioli 68), Brio, Scirea, Briaschi, Tardelli, Rossi P., Platini, Boniek (Vignola 68)
Allenatore: Giovanni Trapattoni

VERONA: Garella, Volpati, Marangon L., Tricella, Fontolan, Marangon F. (Donà 77), Fanna (Turchetta 89), Bruni, Galderisi, Di Gennaro, Elkjaer
Allenatore: Osvaldo Bagnoli

ARBITRO: Bergamo



L'attaccante fa il punto delia situazione della Juventus 
PAOLO ROSSI: «NON CI SIAMO CERTO ARRESI MA STAVOLTA VA TUTTO STORTO...» 

Rossi sperava che il Verona gli portasse fortuna. Per un attaccante fortuna vuole dire gol, Invece Pabllto si è dannato l'anima ancora una volta ma la palla in porta non è entrata. Non pretendeva un exploit come quello di quindici mesi fa quando proprio al veneti segnò la sua ultima doppietta In serie A, ma sperava almeno di incrementare il suo magrissimo bottino personale. L'impegno non gli è bastato, anche perché Fabio Marangon gli si è appiccicato addosso ed ha, cercato di fermarlo con ogni mezzo. 

Rossi ha spesso chiesto aiuto e comprensione all'arbitro Bergamo: 

"Ho richiamato la sua attenzione — spiega — perché Maratigon mi teneva sempre le mani addosso, mi tirava per la maglia, non mi lasciava respirare. Preteste inutili, perché l'arbitro noti mi ha mai dato retta". 

Ma la vita di un attaccante è durissima e Rossi non l'ha certo capito solo ieri. Invece si è reso conto una volta per tutte che questo non è davvero l'anno della Juve. Ammette piuttosto sconsolato: 

"E' destino che con le altre grandi non si riesca a vincere. Quando esci dal campo con un punto solo dopo una partita come quella di ieri, devi arrenderti. Vuol dire che per le altre è un'annata sì mentre a noi va tutto storto. Dannarsi l'anima per nulla è asssurdo. Se una squadra doveva vincere quella era la Juve". 

E la Juve avrebbe anche potuto far sua la partita, se non ci fosse stato quel pasticcio difensivo che ha favorito il gran gol di Di Gennaro. 

Spiega Rossi: 

"In occasione di un gol subito esistono sempre delle responsabilità, ma sfortuna ha voluto che il Verona abbia sfruttato l'unica occasione da gol che gli abbiamo concesso. Poi Di Gennaro ha fatto un capolavoro. Tiro assurdo quindi, una nuova conferma che non é l' annata giusta". 

Già, tutto è compromesso o quasi. Nessuno si arrende, ma bisogna essere ottimisti ad oltranza per credere che la Juve possa ancora agganciare il Verona. Rossi ha il dovere di sperare ancora ma è realista: 

"Noi continuiamo a lottare per vincere, ma a questo punto sarebbe pericoloso illudersi ancora. Solo un miracolo potrebbe farci ritornare in corsa per uno scudetto che mi sembra sempre più lontano. In effetti mancano ancora dieci partite alla fine e la possibilità di recupare ci sarebbe, ma questa non è una corsa a due tra noi ed il Verona purtroppo. C'è di mezzo l'Inter, c'è il Torino, squadre meglio piazzate. Proprio i nerazzurri, che hanno solo un punto di ritardo, sono i più pericolosi rivali della capolista". 

Un Verona che gira a mille, nonostante sia costretto, come ieri, a giocare senza alcune pedine base: 

"Anche senza Briegel e Ferroni la squadra di Bagnoli ha dimostrato cosa vale. Ha impostato la partita in maniera perfetta, ha saputo adattarsi ad un tipo di gioco utilitaristico, Si può essere grandi squadre anche sapendosi accontentare, senza rischiare". 

Ed alla Juve cosa rimane? Rossi non ha dubbi: 

"La Coppa Campioni era e resta il nostro primo obiettivo. Ma non possiamo perdere la concentrazione neppure in campionato, perché rischieremmo di compromettere anche la coppa. Ma non è nel nostro carattere mollare. Anche se la classifica ci condanna, abbiamo sempre un nome da tenere alto». 

La stessa cosa ripete fino alla noia. Trapattonl che, pur molto deluso, cerca di tenere viva la concentrazione: 

"Non vogliamo diventare la squadra del mercoledì, ma ci giocheremo il campionato fino all'ultima giornata. E non dimentichiamo la Coppa Italia, che può aprirci nuove porte internazionali" 

Fabio Vergnano
tratto da: La Stampa 25 febbraio 1985




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Il Verona ha retto, la Juve non ce l'ha fatta. Meriti e demeriti hanno portato ad un pareggio che ha fatto contenti solo i gialloblú i quali hanno così superato con un altro pareggio (dopo quello con l'Inter) le prime due tappe del loro cicio terribile. É arrivata anche la prima giornata di primavera a complicare le cose (lo ha detto Fanna, uscito dal campo a pochi minuti dalla fine letteralmente stremato) ma chissà che alla distanza non ne abbiano risentite maggiormente i blanconeri, apparsi proprio nel finale meno lucidi degli avversari.
Il Verona, come già contro l'inter (ma piú di sette giorni prima, visto che ieri gli mancava Briegel...), ha concesso l'iniziativa agli avversari per cercare di giocare di rimessa: ha fatto poco in attacco per la decisa marcatura di Favero su Galderisi e soprattutto per la nuova bella prova di Brio che ha inesorablimente bloccato Elkjaer, ma anche la Juve ha creato poche occasioni da gol, trovando difficolta anche per gli scarsi varchi lasciati dagli avversari per arrivare al tiro davanti a Garella.
Se si esclude in bella rete di Briaschi, ha provato Tardelli a centrare in porta da lontano, ma al di là della indubbia bravura di Garella va detto che il centrocampista blanconero solo in una occasione è stato veramente pericoloso. Nelle altre ha centrato il portiere, che ha risposto con respinte di piede per abitudine, più che per reali difficolta.
Al di là delle prudenze dell'avversario (e della buona sorte che, assieme all'abilità, ha aiutato Di Gennaro nella rete del pareggio), la Juventus ha ancora una volta palesato le ormai croniche difficoltà nell'andare in gol. Non si trovano argomenti diversi da quelli gia usati in passato per capire, o tentare di spiegare, queste difficolta, che Trapattoni e gli stessi giocatori conoscono molto meglio.
L'importante (non è da Juve farlo) è che non ei si nasconda dietro la sfortuna, a meno che non si intenda quella che ha causato gli infortuni a catena in avvio di stagione, o si risolva tutto parlando del palo su punizione su calcio plazzato quindi, e non su azione colto da Cabrini. Il gioco dei bianconeri appare sin troppo elaborato nella manovra di avvicinamento all'area avversaria, ed anche ieri alla squadra è parsa sconosciuta l'arma migliore per sfondare, ovvero il gioco largo da concludere almeno qualche volta con il cross da fondo campo.
Anche se Briaschi e Rossi non sono degli Hateley, sui palloni alti è molto valido Platini: più che gli incaricati delle conclusioni, mancano i rifornimenti per linee esterne, o crediamo che ad un rinnovamento del gioco offensivo pensino già con la massima attenzione sia Boniperti che Trapattoni. L'oggi e così: tutti ottimi giocatori, ma anche qualche qualche doppione doppione da scindere, o da utilizzare altrimenti.
Il pareggio di ieri riduce, pur se non cancella, le speranze del la Juventus in un rientro nel gruppetto di testa. Il rientro baldanzoso di Milan e Sampdoria complica i discorsi: troppi gli avversari da superare per poter ancora sognare, anche se sono ancora in palio venti punti prima della fine del campionato.
Ma si avvicinano anche le partite di Coppa ad offrire altri obblettivi (anzi li traguardo della stagione...) alla squadra di Trapattoni. Distrazioni della massima importanza, e attese con ansia anche perché la Juve può soffrire le marcature e le difese attente del campionato, ma sa ritrovarsi non appena sente il clima internazionale.
Ieri, i bianconeri non hanno certo consegnato lo scudetto al Verona, ma hanno fatto capire al gialloblù di avere un avversario di meno nella volata finale. Non è certo una abdicazione: come dice, giustamente, Trapattoni, l'annata italiana è cominciata troppo male (per le molte assenze) per essere rimediata adesso.

Bruno Perucca


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