mercoledì 5 febbraio 2025

24 Ottobre 1984: Juventus - Grasshoppers

É il 24 Ottobre 1984 Juventus Grasshoppers si sfidano nella gara di andata degli Ottavi di Finale di Coppa dei Campioni 1984-85 allo Stadio 'Comunale' di Torino.

I Bianconeri sembrano piú concentrati sulla Coppa dei Campioni e sono lontani dalla testa della classifica del campionato. In questa gara infatti la Juve dara al mondo una ulteriore prova di forza. 

Eliminati gli svizzeri, i bianconeri vanno diritti verso la conquista della Coppa. La cui conquista però resterá per sempre macchiata dal sangue nella tragica notte del Heysel.

Buona Visione! 

 

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Stagione 1984-1985 – Coppa dei Campioni - Ottavi, andata
Torino - Stadio Comunale
mercoledì 24 ottobre 1984 ore 20:30
JUVENTUS-GRASSHOPPERS 2-0 
MARCATORI: Vignola 25, Rossi P. 27 
 
JUVENTUS: Tacconi, Tardelli, Cabrini, Bonini, Favero, (c) Scirea, Briaschi, Vignola, Rossi P., Platini, Boniek. 
A disposizione: Bodini, Caricola, Koetting, Prandelli, Limido. 
Allenatore: Giovanni Trapattoni 
 
GRASSHOPPERS (SVIZZERA): Brunner, Ladner, In-Albon, Rueda, Wehrli, Hermann, Koller, Schaellibaum, Lauscher, Ponte (Schepull 87), Jara. 
Allenatore: Miroslav Blažević
 
ARBITRO: Valentine (Scozia) 
AMMONIZIONI: Tardelli 87 (Juventus); In-Albon 34 (Grasshoppers)



Ma Trap può anche cambiare: nessun problema
Vignola: “Visto? Si puó vincere anche quando io vado in campo”

 

Solo una Coca Cola per brindare alla vittoria. Eppure lui l'uomo del giorno. Un gol a Cremona ed uno, probabilmente decisivo, ieri sera al Grasshopper: Beniamino VI-gnola si conferma uomo importante nella Juventus ancora alla ricerca di un volto definitivo. Deluso per l'esclusione di Verona, il centrocampista ha ritrovato d'incanto ottimismo e fiducia. Due partite sole sono bastate per rigenerarlo. Il futuro della Juventus è anche nel suol piedi, ma soprattutto nella testa di Trapattoni che potrebbe promuovere ancora la formula coraggiosa e vittoriosa di queste ultime partite, come fare dietro-front e ripiegare su una squadra forse meno spettacolare, ma certo piú prudente e parsimoniosa.

I complimenti di Giovanni Agnelli non lo esaltano. Li accetta, ma non si illude. Dice serafico con la solita cantilena veneta:

“La vocazione offensiva di questa squadra va benissimo finché porta risultati positivi. Ma due partite non fanno storia e nulla vieta che fin da domenica Trapattoni cambi strada. Del resto non c'è motivo per cui giochino sempre gli stessi giocatori. Una grande squadra deve saper cambiar pelle e chi resta fuori non deve sentirsi un sacrificato.”

Quindici giorni fa aveva la faccia scura di chi si sente emarginato. Oggi sprizza entusiasmo e dedizione assoluta alla maglia che indossa.

A singhiozzo:

“Non c'è motivo di lamentarai o preoccuparasi.” dice Vignola con aria convinta, “ci sono circostanze in cui si può, si deve, stare in panchina. Certo è importante per me aver dimostrato che si vince anche con Vignola in campo. Questa è la squadra che ha portato risultati indispensabili, quelli che servivano per uscire da un momento davvero delicato, con un tipo di modulo che non é fatto su misura per me, ma per mandare in gol tutti centrocampisti. Ma è vero anche che la fortuna ora è dalla mia parte. Potevo addirittura segnare due gol nel primo tempo.”

Vignola cerca di spiegare meglio i suoi compiti tattici:

“Mi sembra abbastanza chiaro precisa come a centrocampo si formi una specie di triangolo tra me, Platini e Boniek. A turno uno si sgancia in avanti con una mossa che può prendere di sorpresa i difensori avversari In due partite tutto è filato liscio. leri sera nel secondo tempo c'è stato una calo generale dopo un primo tempo di grandissimo livello. Ma in venticinque-trenta minuti di fuoco avevamo apeso tanto, tantissimo ed abbiamo cominciato a pensare alla partita con la Roma».

Evviva la sinceritá. I giocatori non vogliono ammettere certi calcoli, eppure è chiaro che il desiderio di fare una goleada é stato meno forte della volontà di non finire morti di stanchezza, magari con qualche livido di troppo. La Roma forse sta peggio della Juve, ma incute un sacro timore ai bianconeri. Vignola non lo nasconde:

“Non possiamo sciupare tutto domenica -ammette - in una partita delicata e psicologicamente molto importante.”

Briaschi ieri sera si è battuto con la consueta generositá, non riuscendo però a rinunciare ad un egoismo controproducente. A Genova era abituato ad arrangiarsi, a lottare come Don Chisciotte contro i mulini a vento, ma nella Juve la musica è ben diversa. Rossi insegna da professionista l'arte del sapersi sacrificare; Briaschi sotto questo aspetto ha molto da imparare, anche se in fatto di impegno non è secondo a nessuno. Ha favorito il gol di Rossi, è vero, ma quante palle perse per volersi intestardire in inutill dribbling.

Fablo Vergnano
tratto da: La Stampa 25 Ottobre 1984




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