martedì 10 giugno 2025

15 Ottobre 1972: Lazio - Juventus

É il 15 Ottobre 1972 Lazio Juventus si sfidano nella terza giornata del girone di andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1972-73 allo Stadio 'Comunale' di Torino.

La Juve allenata in panchina da Cestmir Vycpalek si appresta a vincere il suo quindicesimo Scudetto anche se ad una giornata dal termine sembrerebbe che il Milan si possa fregiare della tanto osannata Stella del decimo tricolore. Ma una sconfitta inattesa a Verona ribalta tutto in quella che é tutt'oggi famosa come la 'Fatal Verona'

Dall'altre parte c'é una Lazio che disputa il campiontato piú bello della propria storia, antipasto di quel che sará l'annata trionfale che seguirá.

Buona Visione!



lazio




Stagione 1972-1973 - Campionato di Serie A - 3 andata
Roma - Stadio Olimpico
domenica 15 ottobre 1972 ore 15:00 
LAZIO-JUVENTUS 1-1
MARCATORI: Chinaglia rigore 14, Bettega R. 20

LAZIO: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi
A disposizione: Moriggi, Petrelli
Allenatore: Tommaso Maestrelli

JUVENTUS: Zoff, Spinosi, Cuccureddu, Furino, Morini, (c) Salvadore, Haller, Causio, Anastasi, Capello F., Bettega R. 
A disposizione: Piloni, Altafini
Allenatore: Cestmir Vycpalek

ARBITRO: Francescon



Nella domenica dei gol è "grande,, anche la Roma 
MILAN A MITRAGLIA JUVE CON AFFANNO 
Pareggio al sole di Roma 
Gioco moscio, la Lazio mette in difficoltà i campioni
Prodezza di Bettega 

dal nostro inviato Roma, lunedi mattina. Sole squillante a Roma per la Juventus, ma questo è l'unico premio che la squadra campione s'è meritata, oltre a un punto in classifica che vale oro, date le carenze bianconere nello scontro con la Lazio. Se Chinaglia, a cinque minuti dalla fine, non avesse fallito un gol prefabbricato e ineluttabile (gran fuga con due contrasti vinti da Re Cecconi, servizio per il centravanti biancoceleste e «liscio» rasoterra di quest'ultimo, che pure era riuscito a sfuggire dalle grinfie di Morini) il giudizio sul complesso juventino dovrebbe essere ancora più grave. Per almeno cinquanta minuti su novanta i bianconeri hanno soltanto subito il gioco avversario, tutt'altro che trascendentale ma pimpante e voglioso: arretrava Haller (anche troppo). Capello non riusciva a distribuire la sua manovra su compagni liberi, non si assisteva ai tradizionali scambi tra Bettega e Anastasi, solo Furino e Cuccureddu cercavano di imbastire trame efficienti. 
Causio? Una delle sue più chiare giornate-no. Si sa come vanno queste cose quando si possiede genio e sregolatezza in ugual misura: se parti bene, tutto ti riesce, voli nell'olio, se fallisci all'avvio è subito grigia, con testardaggine nei tocchi, con cecità di triangolazioni e anche con abbondante scalogna nell'appostarsi. Ma neppure per idea che entri Altafini, anche se il « barone » viene pestonato a circa un quarto d'ora dalla fine e quindi José sarebbe utile almeno come coordinatore di estreme manovre dilazionataci! La Lazio è onesta squadretta in forma, una serie di « butteri » educati e arrembanti, che fa perno su Re Cecconi e sulla gagliardia difensiva. Chinaglia è il bisonte che ormai si conosce. Tra lui e Morini sono sorti duelli come tra Sartana e Sabata, vinti in anticipo o in astuzia ora dall'uno ora dall'altro.  
Giorgione, pressato e volenteroso, ha compiuto chilometri anche arretrando, per far da « pivot » al gioco e distribuirlo: talora pare uno di quei fratacchioni che rallegrano rozzamente i vari i filmastri del filone decameronico nostrano, talaltro, anziché un cosiddetto «Long John », ricorda — secondo un paragone più azzeccato e contemporaneo — la linea aerodinamica del « Jumbo » 747. E cioè, con le sue spalle ingobbite, la possa pronta a scatenarsi e decollare, « fa » centravanti, anche se spesso non viene lanciato a dovere.
Meriterebbe di più in « pagella » se non avesse fallito in modo più che barbino il gol quasi allo scadere. Juve in difficoltà, che si accontentava troppo del pareggio, e lo si vide subito. Ma la squadra bianconera deve mettersi in testa che per difendere lo scudetto è necessario lavorar sodo, stringere i raccordi e i tempi di esecuzione, eliminare ogni narcisismo e ogni privata sonnolenza o sicurezza eccessiva.  
Incassato il gol laziale, ha organizzato subito un contropiede più rapido: ottenuto il pareggio, rieccola ammosciarsi, ma rischiando, senza quella sapienza tattico - territoriale che salva il punteggio ma anche le gambe, il fiato, l'equilibrio tra i reparti. Parte subito la Lazio, dopo un breve « show » del suo presidente Lenzini ai margini del -campo in uno sventolio di bandiere che nei loro colori pastello ricordano i drappi e i costumi di certe compagnie religiose di campagna: le « umiliate » o le « nubili », per esempio. Re Cecconi e Chinaglia-Jumbo si incaricano di spargere relativo panico nel pacchetto difensivo bianconero e Zoff, dopo tre minuti, deve già deviare in corner una stangata bassa di Nanni. 
E' evidente che il centrocampo juventino non filtra a sufficienza le puntate laziali, sorrette lungo le fasce da mediani e terzini a turno. Al 10', su un'avanzata di Martini liberissimo e susseguente cross, clamorosa palla - gol che sfugge prima a Re Cecconi e poi a Chinaglia, con ; Salvadore e Furino tagliati via. E al 13' il gol laziale. Su un lancio del solito Martini (Haller e Causio dove sono? ) Furino intercetta con la mano appena dentro l'area. Potrebbe essere anche un tocco involontario, ma San Francescon da Padova indica subito il dischetto del rigore. Destro basso di Chinaglia con Zoff che può appena accennare a chinarsi.  
Malgrado la Lazio appaia più veloce, malgrado la zona dell'ala destra bianconera veda solo « Cuccù » lanciarsi anziché Haller o Causio (alla ricerca di chissà quali posizioni), la Juve reagisce, ma con manovre troppo eia1 borate, senza quei perentori spunti che tranciano il campo e sveltiscono il gioco. E tuttavia pareggia al 20': Bobby-gol, già servito tre volte in precedenza con palloni impossibili, è raggiunto finalmente da un cross di Capello dopo una manovra Morini - Cuccureddu. Balzo dell'ala a correggere la traiettoria come lui sa, in triangolo biliardista, nel « sette » della rete laziale. E' l'uno a uno, ma non produce una rimonta vera nella qualità del gioco bianconero. Si fa vivo Anastasi con un bel guizzo seguito però da un cross troppo frettoloso, e ancora Anastasi, al 28', « pareggia » il pallone-gol fallito dai biancocelesti poco più di un quarto d'ora prima: imbeccato da Bettega, in libera fuga a quindici metri dalla porta, si lascia intrappolare e anticipare potendo invece battere secco a rete.  
E due minuti dopo si vede Causio che serve bene Bettega, beffando in tocco due laziali, ma con un pallone troppo « sporco » perché Bobby possa sfruttarlo a rete. Più moscia e confusionaria ancora la ripresa, con una Lazio che se osasse di più e « spicciasse » maggiormente il gioco potrebbe ottenere il risultato pieno. La Juve si barrica, però senza ordine, quasi per una forma di torpore: difendono tutti, ma in modo melenso, senza liberarsi mai in avanti, senza che Capello possa ricostruire trame necessarie per un po' di respiro o di controffensiva decente. Tra il 12' e il 13' anche Zoff si impapera su due palloni, smanacciandoli male anziché attanagliarli in presa, il « momento » laziale continua seppur senza sfondare, volano alte alcune bordate di Re Cecconi e Chinaglia si muove implacabilmente controllato e azzannato, però, dal suo gemello di giungla Morini. L'arbitro Francescon non concede un paio di « vantaggi » e raccoglie anche lui una buona porzione di fischi, che nell'Olimpico non mancano mai, sia per tifo sia per ironia congenita. Il regalo propizio di ChinagliaJumbo, a cinque minuti dalla fine, anticipa il clima natalizio, anche se però è indispensabile che la Juventus campione si rimetta subito sulla carreggiata giusta: nel '72-73 chi rischia di sostare su binari morti la paga dura, e subito. 

Giovanni Arpino





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