É il 20 Maggio 1973 e Roma e Juventus si sfidano nella quindicesima (ed ultima) giornata del girone di ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1972-73 allo Stadio 'Comunale' di Torino.
La Juve allenata in panchina da Cestmir Vycpalek si appresta a vincere il suo quindicesimo Scudetto anche se ad una giornata dal termine sembrerebbe che il Milan si possa fregiare della tanto osannata Stella del decimo tricolore. Ma una sconfitta inattesa a Verona ribalta tutto in quella che é tutt'oggi famosa come la 'Fatal Verona'.
Dall'altre parte c'é una Roma che disputa un campiontato molto al di sotto delle proprie attese. Sará infatti un impresa riuscire ad evitare una clamorosa retrocessione in Serie B.
Buona Visione!
Stagione 1972-1973 - Campionato di Serie A - 15 ritorno
Roma - Stadio Olimpico
domenica 20 maggio 1973 ore 16:00
ROMA-JUVENTUS 1-2
MARCATORI: Spadoni 29, Altafini 61, Cuccureddu 87
Roma - Stadio Olimpico
domenica 20 maggio 1973 ore 16:00
ROMA-JUVENTUS 1-2
MARCATORI: Spadoni 29, Altafini 61, Cuccureddu 87
ROMA: Ginulfi, Bertini, Liguori, Salvori, Bet, Santarini, Morini G., Franzot, Orazi, Spadoni, Scaratti
A disposizione: Sulfaro, Muiesan
Allenatore: Antonio Trebiciani
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Longobucco, Furino, Morini, Marchetti G., Haller (Altafini 46), Causio, (c) Anastasi, Capello F., Bettega R.
A disposizione: Piloni
Allenatore: Cestmir Vycpalek
ARBITRO: Lo Bello C.
Dopo il gol di Spadoni la carica di Altafini e rete bomba di CuccuredduLa grande rincorsa dell'OlimpicoI bianconeri più forti dello scirocco romanoDal nostro inviato specialeRoma, 20 maggio.Scudetto a tre minuti dalla fine del campionato: urla, bandiere, lacrime hanno accompagnato la botta di Cuccureddu. La fine di un incubo, l'inizio di un sogno, la conclusione di una giornata che rimarrà storica per il nostro calcio. Una Roma orgogliosa, irriducibile, combattiva, finalmente in grado di esprimersi al meglio in quanto libera dalla paura della retrocessione, ha fatto penare sino alla fine i bianconeri, che guardavano increduli a quel tabellone luminoso che registrava il clamoroso passivo del Milan a Verona. Doveva farli gioire quel risultato, pareva invece una maledizione. E dopo il gol del due a uno, un ultimo sussulto: per una errata segnalazione, la rete del Napoli era diventata un gol di Chinaglia. Ancora tre minuti di paura, con la Roma che tentava attacchi disperati, poi lo scudetto, senza più dubbi. Ed ora l'Aiax, adesso Belgrado.Una sofferenza, non una partita. Un sole da piena estate picchiava sul prato dell'Olimpico, togliendo ogni energia. La. Juventus già ne aveva poca, forse era andata in campo convinta che avesse ragione Rocco secondo il quale« l'ultima giornata è come l'ultima tappa del Giro, non cambia nulla ».Poi, ulteriore mazzata, l'errore di Haller, la distrazione della difesa, il gol di Spadoni. I bianconeri rientravano in campo per il riposo a capo chino, Vycpalek: rosso in viso per il gran sgolarsi. Dieci volte li aveva spinti in avanti, ma le gambe sembravano non rispondere alla volontà. Solo il magnifico Furino e Longobucco (che si era ripreso dopo un inizio disastroso) trovavano la forza per sradicare la palla dal centrocampo pieno di romanisti e portarla avanti, verso Ginolfi. La Juventus rientrava sul campo fuori causa.
Stando ai risultati, in quel momento lo scudetto era un fatto privato di Milan e Lazio. In testa al gruppo Altafini, inserito al posto di Haller. José ancora una volta suonava la carica, la seconda carica dopo quella di Budapest. Se anche lui non poteva fare miracoli, almeno l'esempio era vivo, forti gli incitamenti ai compagni, rabbioso il batter di mani con il quale chiedeva la palla agli avanzanti Cuccureddu, Marchetti, Longobucco, Causio.
La Roma accusava il gran correre del primo tempo, a tratti era schiacciata, ma c'era sempre un piede a respingere, e dopo tutti un Ginolfi che faceva miracoli, mentre Salvori e Scaratti uscivano per condurre pericolosi contropiede ai quali per fortuna dava scarsa collaborazione lo stordito Orazi. Cominciava la partita vera, come se ventinove giornate di campionato non avessero rappresentato nulla. Il Milan era ormai fuori causa, il risultato di Verona poneva la Juventus di fronte ad un impegno tremendo: adesso tocca a voi, vediamo se sapete approfittare della situazione. C'era subito da cancellare il gol di Spadoni, la botta amara di un primo tempo nel quale peraltro la Roma aveva ben meritato.
Una botta arrivata al 29' minuto, quando su una manovra di Salvori, Morini aveva deviato di testa in direzione di Zoff una palla balorda che Causio aveva stoppato, e lanciato fuori area verso Haller. Il tedesco aveva mezzo campo davanti in cui galoppare, invece toccava basso indietro per cercare un pericoloso «triangolo». Tutti i compagni avevano fatto un passo avanti, il pallone filtrava attraverso i difensori ed arrivava a Spadoni che solo, con tutta comodità, aveva il tempo di stoppare, girarsi e battere Zoff con una staffilata bassa sulla sinistra del portiere. Un gol pazzesco, una palla al piede per la Juve che iniziava la ripresa più convinta, più decisa, anche se le energie non erano tante.
Liguori, sino ad allora custode di Haller, passava su Altafini. Ferme le altre coppie: Bet-Anastasi, Franzot-Furino, Salvori-Capello, Scaratti-Cuccureddu, Bertini-Bettega, Morini-Causio. Altafini si guadagnava subito una punizione, poi infilava Ginolfi ma in netta posizione di fuori gioco. Sulla sua spinta, tutta la squadra si muoveva più convinta. Al 9' c'era l'illusione del pareggio. Avanzava Longobucco, che scagliava una bordata trasversale sulla quale Ginolfi si distendeva per deviare sul montante. Lesto Altafini arrivava sul pallone, evitava il palo, depositava in rete. Lo Bello non concedeva il punto: José era ancora in fuori gioco, ma stavolta era almeno lecito qualche dubbio, malgrado la testimonianza del guardalinee a bandiera alzata.
Pareva una gara segnata, per la Juventus. Al 14' ancora José in zona-tiro sul tocco breve di Causio, ma Ginolfi si opponeva in tuffo alla stangata dell'avversario. Al 17' finalmente, il pareggio. Punizione calciata da Causio nel folto, con Altafini pronto a mettere la fronte per una deviazione quasi impercettibile, ma sufficiente ad ingannare il portiere. La Roma aveva un sussulto rabbioso, toccava a Zoff guadagnarsi la sua parte di scudetto: su una botta trasversale di Spadoni, Dino volava sulla sua sinistra per mettere in angolo, evitando un contraccolpo che gli avrebbe definitivamente affondati.
Veniva bene fuori dalle retrovie Marchetti, sino a quel momento in ombra, cercava di concentrarsi un po' più lo svagato Causio, Bettega tentava di mettere il piede con maggiore convinzione. Passare, però, non era facile. La Roma faceva barriera alla meglio, e se in contropiede e a più spenta, davanti a Ginolfi faceva muro con rabbia. La Juve tentava il tutto per tutto negli ultimi quindici minuti. Morini in retrovia cercava di non sentire il dolore per una distorsione alla caviglia, in modo che Marchetti potesse proiettarsi stabilmente sul centrocampo. Una stangata di Cuccureddu a filo di montante, un dribbling capolavoro di Altafini, con tiro respinto con le gambe da Ginolfi poi — al 42' — lo scudetto.
Dopo una punizione di Causio, per fallo di Morini a gamba tesa, la palla finiva in corner. Calciava dalla bandierina ancora Causio, la palla gli ritornava e dal fondo il bianconero alzava un pallonetto che pareva sprecato, Bertini metteva fuori area di testa, Cuccureddu arrivava in corsa, controllava alla meglio, faceva partire una botta dal basso in alto. Una staffilata piena di rabbia, di disperazione. Ginolfi annaspava, il bolide picchiava sotto la traversa e rimbalzava in rete.
Il dottor La Neve e Vycpalek si alzavano di scatto dalla panchina, era la vittoria, era la conferma del titolo. Ancora tre minuti con il cuore in gola e l'orecchio a Napoli, poi il trionfo.Bruno Peruccatratto da: La Stampa 21 maggio 1973