É il 4 Maggio 1980 ed Ascoli e Juventus giocano questa partita valevole per la quattordicesima giornata del girone di ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1979-80.
La gara in questione si gioca allo Stadio 'Cino e Lillo Del Duca' di Ascoli Piceno.
I Bianconeri finiranno secondi dietro l'Inter Campione d'Italia non prima peró di perdere in casa (per la prima volta) con i marchigiani nella gara di andata disputata a Torino.
L' Ascoli del presidente Costantino Rozzi ed allenata da Giovann Battista Fabbri dal loro punto di vista conquisteranno uno storico ed insperato quarto posto. Mai più i bianconeri delle Marche ripeteranno questo risultato!
Buona Visione!
Ascoli - Stadio Cino e Lillo Del Duca
domenica 4 maggio 1980 ore 17:00
ASCOLI-JUVENTUS 2-3
MARCATORI: Bellotto 48, Bettega R. 51, Cuccureddu autorete 72, Scirea 83, Scirea 85
ASCOLI: Pulici, Anzivino, Boldini, Perico, Gasparini, Castoldi, Torrisi, Moro, Anastasi, Trevisanello, Bellotto
A disposizione: Muraro, Iorio, Pircher
Allenatore: Giovann Battista Fabbri
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini, (c) Furino, Gentile, Scirea, Causio, Tardelli, Bettega R., Tavola (Marocchino 65), Fanna
A disposizione: Bodini, Virdis
Allenatore: Giovanni Trapattoni
ARBITRO: Benedetti
AMMONIZIONI: Fanna 56 (Juventus); Gasparini 73 (Ascoli)
Prova d'orgoglio dei bianconeri che nelle battute finali dell'incontro capovolgono il risultato
La Juventus ad Ascoli conquista la «zona Uefa»
Gli juventini si sono vendicati, con lo stesso punteggio, della sconfìtta subita nel girone di andata
Fatale errore di generosità degli ascolani quando erano in vantaggio per 2-1 dopo che un'autorete di Cuccureddu aveva annullato il botta e risposta Bellotto-Bettega
Nel finale Scirea firma la riscossa
DAL NOSTRO INVIATOASCOLI — La Juventus si vendica dell'Ascoli nella sua giornata più difficile della stagione. Reduce dalle due ore tirate mercoledì scorso contro il Torino in Coppa Italia, e infastidita dalla notizia del deferimento, ha saputo reagire con grande orgoglio anche alle vicende della gara che si defilavano talvolta sinistre ed avverse. Battuta all'andata dai marchigiani per 3 a 2 al Comunale, ha restituito la scortesia con analogo risultato, mettendo un pizzico di suspense e di rabbia nella confezione dei tre gol realizzati con successione rocambolesca. Soprattutto olimpismo e serenità, che è prova di forza e di sicurezza in frangenti del genere, hanno consentito agli uomini di Trapattoni di ottenere il risultato che dà loro via libera in coppa Uefa il prossimo anno. Il successo è venuto nel finale, quando sembrava irraggiungibile perfino un pareggio. L'Ascoli, splendida squadra in eccellenti condizioni di forma fisica e mentale, ha tenuto in scacco per lunghi tratti l'avversarlo, ma forse sul 2 a 1 ha commesso un fatale errore di generosità. Se avesse dimostrato maggiore circospezione nell'architettare gli schemi, nel dosare le forze, oggi probabilmente sorriderebbe al successo.
Ed invece è stato punito, fors'anche in modo eccessivo. La Juventus, dal suo canto, ad onta delle difficoltà di cui abbiamo accennato in precedenza, ha disputato una partita positiva, mai rinunciataria, dosando le energie per non pagare a dismisura il «supplemento» di mercoledì scorso. Ed è stata premiata. Ma quanta sofferenza!
Già al suo ingresso in campo dalla curva sud, quella più sanguigna, si levavano impietose grida «venduti, venduti», grida cui ogni tanto si intercalava l'urlo «serie B, serie B». Superato subito questo piccolo trauma, la squadra bianconera (ieri in maglia azzurra) ha via via trovato serenità, ma è stata costretta a subire il sopravvento dell'Ascoli, squadra votata al calcio totale, con Anzivino e Boldini fluidificanti in appoggio del centrocampo, con Perico braccio di quella niente squisita che è Moro (il migliore dell'Ascoli).
Il primo tempo si spaccava come in due tronconi: 25 minuti condotti dai marchigiani, il resto pressione juventina. Questo improvviso cambiamento di tendenza trova forse una spiegazione: nel suo momento più bello. l'Ascoli subiva un significativo choc. Causio, da lunga distanza, colpiva l'incrocio dei pali e imponeva maggior prudenza all'antagonista. Da quel momento fino alla fine del primo tempo, la Juventus regolava con assoluta serenità le operazioni, impedendo all'Ascoli di nuocere come aveva fatto in precedenza. Ma i fuochi d'artificio dovevano ancora iniziarsi.
E la ripresa diventava una giostra di gol, un tiro a segno che faceva vacillare il sistema nervoso del pubblico, obbligandolo a ripetuti colpi di scena. Si passava cosi dall'1 a 0 per l'Ascoli all'1 a 1. Poi ancora sotto di un gol la Juventus; e questa volta il suo destino pareva definitivamente segnato da una malaugurata autorete. Frattanto era uscito Tavola, infortunato ad una caviglia. La cerniera juventina rischiava di cedere sotto l'arrembare ascolano, talvolta ordinato e geometrico ma tal'altra arruffato come un gomitolo di lana di cui non si trova il capo.
E appunto in questi frangenti la Juventus è stata all'altezza del difficilissimo compito. A cominciare da Scirea, l'uomo che risolverà la partita con due successi personali, per finire a Furino, Cabrini, Gentile, e a Tardelli si assisteva ad un collettivo sostegno a Bettega, Marocchino e Fanna i quali si vedevano alleviare i compiti offensivi e potevano godere di una maggiore libertà.
L'Ascoli credeva di aver risolto la vertenza e. probabilmente, si deconcentrava quel tanto che gli era fatale. Due volte ancora si proiettava in avanti Scirea e per due volte (la prima di piede, la seconda di testa) colpiva l'Ascoli fino a stordirlo. Il finale riabilita la partita dei juventini i quali, ad eccezione di quei secondi venti minuti del primo tempo, non avevano mai dato la sensazione di potersi eleggere a protagonisti.
La squadra ha comunque reagito sempre bene ad un insieme di situazioni disagevoli, a cominciare dalla fatica accumulatasi nel supplemento di mercoledì nel derby di Coppa Italia. C'erano ancora tossine nelle gambe dei juventini: la volontà e l'orgoglio hanno cancellato tutto. Scirea e Bettega (il quale consolida la sua' posizione di capocannoniere nel campionato) sono stati gli esecutori materiali della vittoria. Il collettivo, da Causio a Tardelli, da Cuccureddu a Gentile e a Cabrini, da Tavola a Fanna, da Zoff a Marocchino, ha creato le basi di questo soffertissimo 3 a 2.
E a questo punto non ci resta che complimentarci con l'Ascoli. Bravo davvero. Ma a Giovan Battista Fabbri certi discorsi non possono bastare.
Uno Scirea protagonista
ZOFF — Incolpevole sul due gol; dimostra grande coraggio e tempismo allungandosi su un pericoloso traversone di Torrisi- destinato ad una testa ascolana.
CUCCUREDDU — Dopo pochi minuti passa a marcare Anastasi, il quale, tranne un paio di guizzi, non fa granché. Prova più che positiva, elegante e misurata del bianconero. Sull'autorete ha avuto la sventura di imbattersi nella traiettoria del pallone.
CABRINI — Prova discreta; si avvia alla forma ottimale. Deve opporsi a Torrisi e persino al fluidificante Anzivino. Dura la vita! Ma se la cava bene, anche come marcatore.
FURINO — Sempre generoso, anche se un po' in difficoltà soprattutto nei primi venticinque minuti quando. Moro gode libertà assoluta. Poi c'è più collaborazione nelle file bianconere e il Beppe sale su di tono.
GENTILE — Un secondo tempo stupendo, anche se concede troppa libertà a Bellotto nell'occasione del primo gol ascolano. Gentile è bravo di testa, duro nei tackles. Spinge in avanti moltissimi palloni.
SCIREA — E' l'uomo meno in vista della squadra nel primo tempo, anche se tenta sortite continue verso la porta di Pulici. E invece finisce per diventare protagonista con i due gol. Due gol che valgono una Coppa Uefa.
CAUSIO — Partita concreta; copre grandi spazi, suggerisce buoni palloni, cerca più volte con Bettega e Tardelli l'l-2. Splendida la sua traversa.
TARDELLI — Meno appariscente di mercoledì sera, ma in via di recupero. Il suo passo e la sua duttile presenza in ogni settore del campo si avvertono sempre.
BETTEGA — Segna il suo quindicesimo gol della stagione che consolida la posizione nella classifica dei cannonieri. Tanto lavoro oscuro il suo, tante «sponde» (di testa e di piede) per i compagni.
TAVOLA — Solito motore che ha bisogno di tempo per carburare. Presente nella zona sinistra del campo, altre volte esce fuori con la palla al piede da complicate situazioni.
FANNA — Un po' calato rispetto al recente passato. Anzivino non lo molla un attimo e il raddoppio delle marcature fa il resto.
MAROCCHINO — Entra al 65' al posto di Tavola; tocca diversi palloni controllandoli in un utile gioco di «congelamento»
Angelo Caroli
tratto da:La Stampa 5 maggio 1980