É il 4 Maggio 1977 e Juventus ed Athletic Bilbao si sfidano nella gara di andata della finale dellla Coppa UEFA 1976-77 allo Stadio 'Comunale' di Torino.
In Italia é un campionato dominato dalle squadre piemontesi. Con Torino e Juventus 'abbracciate' in un appassionante testa a testa fino a fine campionato. Alla fine trionferanno i bianconeri per un solo punto in un duello entrato nella storia.
In Europa si cerca intensamente la prima coppa!. Infatti questa arriva nella 'Cattedrale' di 'San Mames' dopo un aspra battaglia persa (ma la regola dei gol in trasferta premia i bianconeri).
Ripercorriamo in questo post la prima sfida di quella storica finale.
Buona Visione!
Torino - Stadio Comunale mercoledì 4 maggio 1977 ore 20:30
JUVENTUS-ATHLETIC BILBAO 1-0
MARCATORI: Tardelli 14
A disposizione: Alessandrelli, Spinosi, Cabrini, Marchetti A.
Allenatore: Giovanni Trapattoni
A disposizione: Zaldua, Lasa, Madariaga, Carlos, Amorrortu.
Allenatore: Luis Maria Aguirre
AMMONIZIONI: Goicoechea 50 (Athletic Bilbao)
LE PAGELLE BIANCONERE
ZOFF: partita semplice per lui. Gli spagnoli hanno portato sporadiche offensive senza creargli particolari pensieri. Il portiere bianconero ha compiuto il suo intervento più apprezzato su un traversone alto e lungo, sul quale si è opposto con scelta di tèmpo e con assoluta tranquillità. Una punizione battuta da Rojo I da destra, si è trasformata in traiettoria insidiosa che ha costretto Dino ad intervenire coni pugni, d'istinto. Sempre all'altezza della situazione.
CUCCUREDDU: Doveva controllare Rojo I, un longilineo tutto sinistro e, svelto. Ha disputato una partita positiva, ha appoggiato nel primo tempo i reparti avanzati, ha cercato la soluzione diretta senza fortuna al 11’ con un diagonale radente, si è inserito nella partita con profitto e semplicità, pur occupandosi del suo diretto avversario che è uscito dal duello senza la possibilità di nuocere. Elementi agili come Cuccureddu a lungo andare denunciano stanchezza. Questo tipo di test potrebbe avere peso nel campionato che riserva ancora tante insidie.
GENTILE: si vede che è schiumante di energie. Ieri sera, però, il difensore bianconero le ha utilizzate andando spesso fuori misura e dosaggio in quei traversoni dalla sinistra che erano diventati il suo cavallo di battaglia. Ha cercato anche licenze poetiche con poco successo. Dopo mezz'ora di fluidificazioni, ha inoltre dovuto rivedere i suoi piani strategici costretto a non rischiare il contropiede di un elemento pericoloso e dotatissimo sul piano tecnico come Dani. Nell'economia della squadra in fase offensiva, Gentile ieri sera è stato di ridotta utilità, proprio nel timore di concedere troppa libertà a Dani.
FURINO: altra prova generosa, prima pacata, via via sempre più furente ma macchiata da imprecisioni, affanni e frenèticità al momento dell'ultimo passaggio. Ha costruito con il gran correre buona parte degli schemi bianconeri, aiutato da Tardelli ma non assecondato da Benetti, stranamente assente e poco ispirato. Furino molto spesso è andato a chiudere Villar, il « regista » che si è adattato anche al ruolo di marcatore di Bettega, ma che quando il Bilbao comandava le operazioni si sganciava a suggerire sulla fascia destra dei campo. Appunto dove c'era Furia.
MORINI: lo abbiamo visto spesso in difficoltà su Churruca, un cavallone che non si adatta alle caratteristiche dello stopper bianconero. Churruca, con i suoi ritorni fino a metà campo per infittire la rete tessuta dai centrocampisti « baschi» risucchiava Morini in zona non di sua competenza. Tròppi spazi Morini ha concesso al'numero nove spagnolo, soprattutto lontano dell'area di rigore. In tal caso due sono le possibilità per uscire vittorioso dal duello: o lasciarlo andare ed aspettarlo in zona, oppure seguirlo come un'ombra senza creare peri: colosi « elastici ». Sul piano dell'agonismo, però, Morini non ha concèssa nulla a Churruca, il quale, fra l'altro, non ha mai avuto la possibilità di vedere lo . specchio della porta. E questo è già un buon successo per uh difensore.
SCIRÈA: qualche volta indeciso nel' raffrontare l'avversario prima del fatal limite dei «sedici metri», il libero juventino ha dato un forte contributo ai settori avanzati con continui inserimenti, al centro o nei lungo-linea. Ha tentato la vìa del gol senza fortuna, nel secondo tempo si è ben infiltrato fra le maglie « basche » per raccogliere uno stupendo « assist » di Causio. Il suo cólpo di testa era forte ma non tanto angolato da impensierire il bravissimo Iribar. Prova positiva, comunque, la sua.
CAUSIO: croce e delizia di tutti. Ha alternato momenti grigi a momenti di totale esaltazione, arricchita da lampi irripetibili (come lo show messo in scena al 37' del secondo tempo con palleggio volante in area, giravolta e fiondata verso il piazzatissimo Iribar, ma impoverita da smarrimenti come quando non ha trovato il coraggio di risolvere la situazione ad una decina di metri dal portiere dell'Atletico; preferendo il disimpegno su Gori. Il giorno in cui concluderà egli stesso le azioni invece di cercare il suggerimento per il compagno, diventerà un campione completo. Ieri, fra le altre cose, ha assunto una posizione troppo accentrata.
TARDELLI: Solito lavoro di sutura, svolto a velocità e ritmi sostenuti. Logico che la sua azione, più che appannarsi, finisse per perdere continuità. I suoi cambiamenti di marcia sono stati imprevedibili, i suoi tocchi di palla squisitezze tecniche mai fini a sé stesse. Ha segnato un gol splendido, ha guadagnato caparbiamente in altre circostanze una buona posizione nell'area avversaria, senza trovare il compagno pronto a finalizzare ciò che egli aveva costruito.
BONINSEGNA: ha giocato praticamente 2'; poi si è infortunato, da solo (colpa dei tacchetti alti), alla caviglia destra. Forse non rientrerà a San Siro. Fatto sta che ieri sera è uscito dopo 39' senza essersi reso utile al collettivo. Ha stretto con stoicismo i denti, ma non poteva umanamente chiedere di più a se stesso. La sua assenza è stata determinante per la squadra e per Bettega che si è trovato come spaesato senza la sua « spalla » abituale. E' un vero peccato che la Juve abbia giocato la prima finale di Coppa senza un bomber di tale caratura.
BENETTI: fuori della sostanza del match dopo una ventina di minuti, ci è parso come svagato, fuori posizione, assente. E pensare che all'inizio si era messo in evidenza per il gioco calmo, riflessivo e dettato di « prima ». Ha provato a forzare la porta di Iribar con poca fortuna. Stupendo un suo tiro scagliato da una ventina di metri e finito alto sopra la confluenza dei pali al 21' del primo tempo. Forse il fatto di essere uno dei sette « ammoniti » della squadra e dunque in «odore di squalifica», deve averne un po' frenato la spinta.
BETTEGA: gran bel primo tempo, con svolgimento del doppio compito di preparatore e di finalizzatore. Un paio di « zuccate » sono finite tra le braccia di Iribar. Ha lavorato molto in copertura ed ha compensato la relativa efficienza dell'infortunato Boninsegna con lavoro pendolare per tutto l'arco dell'attacco. Uscito Boninsegna, Bettega si è spento. Con Gori ha intrecciato rari scambi. Entrambi cocciutamente accentrati, senza che a turno scegliessero vie laterali.
GORI: da troppo tempo fuori dal giro, non possiede più la mentalità che occorre in certe dispute internazionali. Si è dato da fare, ma con pochi risultati. Non ci è parso pronto per un rientro, che comunque ieri sera era forzato.
Angelo Caroli
tratto da: La Stampa 5 maggio 1977