É il 1 Marzo 1978 e Ajax e Juventus si sfidano nella gara di andata dei Quarti di Finale di Coppa dei Campioni 1977-78 allo 'Stadion De Meer' di Amsterdam (Olanda).
É una Juventus che domina il calcio italiano. Alla fine di questo campionato i bianconeri infatti conquisteranno il loro diciottesimo Scudetto. Nessuno puo starle dietro tant'e che al secondo posto si afferma la sorpresa Lanerossi Vicenza.
In Europa peró il percorso é tortuoso e pieno di insidie.
Dopo aver eliminato in questa doppia sfida i 'lancieri' olandesi, in semifinale si fanno eliminare da un avversario che non sembrava dei piú ostici - i belgi del Bruges.
Continua così la maledizione oltre confine!
Buona Visione!
Amsterdam - Stadio De Meer
mercoledì 1 marzo 1978 ore 20:15
AJAX-JUVENTUS 1-1
MARCATORI: Van Dord 86, Causio 89
AJAX: Schrijvers, Van Dord, Erkens, Everse, Krol, Arnesen (Meijer 78), La Ling (Bouma 59), Geels, Zuidema, Tahamata, Schoenaker
A disposizione: Tervoort, Verkaik
Allenatore: Tomislav Ivic
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Gentile, (c) Furino (Cabrini 60), Morini, Scirea, Causio, Tardelli, Boninsegna, Benetti R., Bettega R.
A disposizione: Alessandrelli, Spinosi, Fanna, Francisca.
Allenatore: Giovanni Trapattoni
ARBITRO: Prokop (Germania Est)
AMMONIZIONI: Furino 40, Tardelli 50, Cabrini 80 (Juventus)
Nella battaglia di Amsterdam i bianconeri hanno perso il gioco ma trovato il risultato
CAUSIO SALVA IL CATENACCIO.AMSTERDAM — La Juventus è a un passo dalla semifinale di Coppa dei Campioni. A Torino le basterà difendersi come ha fatto ieri sera e lo 0 a 0 gli è sufficiente, perché l'1-1 di Amsterdam, per la faccenda del gol che se segnati in trasferta, a parità di punteggio finale, valgono doppio, può consentirle di vivere di rendita, i duemila tifosi giunti dall'Italia, ai quali si sono aggiunti compatrioti residenti in Germania, Belgio, Svizzera, alla fine hanno fatto festa come non si vedeva da tempo, in onore d'una squadra italiana, all'estero. Il pareggio su un campo considerato come uno dei templi del calcio moderno sa di profanazione, sa di sigillo ad un'epoca, quella del grande Ajax. Tifosi che hanno esultato, dopo avere sofferto tanti minuti con Madama tutta racchiusa in se stéssa, acciaccata, bastonata anche, mai doma nonostante sembrasse dominata. Boniperti ha lasciato la tribuna a metà del secondo tempo per rientrare in albergo. Non reggeva oltre la sofferenza.
Dopo che il presidente bianconero ha abbandonato lo stadio sono arrivati i gol, prima quello di Van Dord, figlio d'un vecchio barone, a quattro minuti dalla fine, giusto premio per il dominio territoriale degli olandesi, che ci dicevano fossero morti e invece sono ancora dei balordi, altro che storie. Poi, quando sembrava fatta per l'Ajax, un altro barone, di nome Causio, ha messo a frutto un giochetto che con Tardelli prova spesso in allenamento sulle rimesse laterali. Finta di qua, finta di là, Causio era già oltre Everse, aspettava Schriivers e lo batteva d'anticipo con una puntata di esterno destro. Uno a uno.
Che colpo, signora! Però non vogliamo toglierci il cappello di fronte alla Juventus. Non è il caso. Voi che l'avete vista in televisione, e noi qui ad Amsterdam, non abbiamo ammirato una grande Juventus. Il gioco del calcio è un'altra cosa, ne converrete tutti. Sempre contratta in difesa, sempre preoccupata di rinviare la palla e poche volte di fare gioco, spazzando i palloni in tribuna, più impegnata a cercare l'avversario e la quadratura dei centrocampo, piuttosto che la palla, per qualche momento ha raccolto anche fischi.
Nella serata in cui poteva rimediare una batosta, evitatale dalla sua difesa, che con la collaborazione dei centrocampisti e anche di Bettega rimane la più forte d'Europa, ha finito moralmente per vincere. In classifica, come nella Coppa dei Campioni, conta scrivere in tabella i punti, i gol. Scrivere «giocato bene» non rende, se non qualche applauso. D'altronde siamo alle solite.. Questa è una Juventus utilitaristica, fredda, determinata, non spettacolare. Una Juventus che ieri sera qualcuno in tribuna stampa paragonava malignamente al vecchio Padova, ma che se vogliamo possiamo paragonare invece alla vecchia Inter, quella di Helenio Herrera, che vinceva tutto in campionato e all'estero.
Quando andava in trasferta, tranne eccezioni, l'Inter giocava come la Juventus di ieri. Cercava lo 0-0, lo otteneva e poi saldava il conto a Milano. Eppure l'abbiamo esaltata per tanto tempo, questa Inter, quindi non facciamo i moralisti a sproposito. Gira e rigira, dopo avere invocato il calcio olandese, alla polacca, alla brasiliana, ci accorgiamo che il più redditizio, alla fin fine, per noi, si capisce, è ancora quello all'italiana. Catenaccio e vai, tra fischi e pernacchi.
Ma se i conti tornano, fischi e pernacchi si dimenticano. Quindi non ci togliamo il cappello, ma neppure togliamo il saluto a Madama, che fra sbadigli generali va avanti in Coppa Campioni e campionato.
Quella di Amsterdam, com'era facile prevedere, è stata una battaglia, dalla quale molti bianconeri sono usciti malconci.
Dice Morini:
«Questa gente non ti lascia giocare, perché ti aggredisce sempre, perché non ti dà il tempo di ragionare quando hai la palla al piede e se una volta vai via in dribbling o in corsa ti tirano calci sui denti. Fanno delle entrate che se non trattieni il fiato ti portano via il fegato...».
Vediamo che cosa dice il bollettino sanitario: Zoff: distrazione muscolare all'adduttore della coscia destra. Fortemente in dubbio per domenica prossima. Come è successo? Racconta il portiere:
«In una uscita ho sentito un colpo. All'uscita successiva ho avvertito una fitta e ho capito che si trattava di qualcosa di grosso».
Morini: botta al quadricipite sinistro con ematoma. Recuperabile per domenica. Furino, che è uscito sostituito da Cabrini nel secondo tempo: distrazione femorale alla coscia destra. Fortemente in dubbio per domenica. Gentile: ipertensione al gomito destro in seguito alla caduta dopo una rovesciata che a Parola riusciva meglio. Oggi le radiografie. Bettega: botta al basso ventre, da k.o. Domenica sarà pronto. Non gli manca niente. Abbiamo chiesto ieri sera a Trapattoni, subito dopo la partita, il perché di questa Juventus che oltre a difendersi non è mai riuscita a fare gioco, tranne in quattro occasioni, una delle quali ha fruttato il gol del pareggio. Ha risposto:
«L'Ajax, che non è morto, come molti osservatori volevano farci credere, è ancora una grossa squadra, pur con qualche limite. Non ci ha fatto muovere dalla nostra metà campo e in compenso noi quando avevamo la palla non riuscivamo a giocarla. Ci siamo organizzati bene a centrocampo, nonostante tutti i loro spostamenti, nonostante avessero rinunciato al libero per piazzare in attacco Zuidema, che ho affidato a Cuccureddu. Un continuo cambiamento di marcature. Forse un po' ci hanno frastornato, ma noi, più che fare gioco, qui ad Amsterdam dovevamo impedire che ne facessero loro. E se hanno dominato fuori della nostra area, bisogna anche sottolineare che nei sedici metri sono entrati poche volte con i toni della pericolosità. Non posso muovere appunti. In quanto a determinazione la Juventus mi è parsa ancora una volta impeccabile».
— Allora siete in semifinale? abbiamo chiesto.
«Faccio gli scongiuri. Ma a questo punto sarebbe un delitto non arrivarci».
Krol, il capitano dell'Ajax, ultimo superstite, e si è visto facendo la differenza con gli altri compagni di squadra, del grande Ajax, dice al Trap:
«Niente da dire. Siete furbi, esperti, vi siete difesi bene. In Coppa dei Campioni quésta è la legge, e voi l'avete rispettata. Siete assolti. La semifinale Mostra»
Molto entusiasmo negli spogliatoi bianconeri, e a chi fa osservare che in Italia a vedere questa Juventus non devono essersi divertiti molto, Furino, con la borsa del ghiaccio sotto la coscia infortunata, dice:
«Lo so, ma la Coppa dei Campioni non ammette la poesia. Queste partite in trasferta bisogna giocarle così».
Furino ieri sera è stato ammonito e per una precedente ammonizione sarà squalificato. Non giocherà quindi la partita di ritorno in programma a Torino il 15 marzo. Molto felice il «barone», che ha segnato il suo primo gol in Coppa dei Campioni contro una grande squadra in campo internazionale. Sulla prova della Juventus trova anche adeguate attenuanti.
«Non eravamo freschissimi. Il viaggio del giorno precedente alla resa dei conti ci ha snervato e stancato. Non si poteva pretendere il massimo. E poi, con tutto quello che abbiamo ancora davanti, volete che adesso ci preoccupiamo di dare spettacolo tutte le volte?».
Che cosa è rimasto dell'Ajax? La volontà, l'orgoglio, il solito gioco. Non è una squadretta, perché cinque di questi giocatori sono titolari di una Nazionale accreditata come la quarta potenza ai mondiali in Argentina. Tahamata s'è spostato su tutte le parti del campo, prima s'è trovato contro Furino, poi contro Cuccureddu, quindi contro Tardelli, poi ancora contro Furino, e quando quest'ultimo è uscito ha terminato la partita opposto a Tardetti. Ha fatto dette buone cose, ma non delle cose determinanti. Il 'cine' dal 1870 La Ling è stato cancellato da Gentile. Geels, il cannoniere, è sfuggito due volte a Morini in tutta la partita e a lui si è opposto con bravura Zoff. Cuccureddu ha voluto dimostrare a Zuidema che i gol alla Juventus una volta poteva anche farli, ma adesso se li sogna. La «zona» dei bianconeri non è stata impeccabile, la prestazione di qualcuno affannosa e confusa, però la rabbia, la determinazione vanno poste in primo piano, assente il gioco. E poi come si può essere spietati con una squadra che sta per cancellare dal tabellone della Coppa dei Campioni un nome prestigioso come l'Ajax? La partita sembrava destinata a finire sullo 0-0, ma dopo il gol degli olandesi mille fucili erano pronti per sparare contro il catenaccio della Juventus. Così va in Italia. Fortuna che la prodezza finale di Causio ha salvato la Juventus e il... catenaccio.
Franco Costa
Le Pagelle di Bruno Bernardi
CI PENSA SAN DINOZOFF - San Dino, dopo aver compiuto una serie di brillanti parate (devia in angolo un insidioso tiro di Tahamata, ne corregge un altro-di La Ling contro la traversa) e aver salvato due volte, prima di piede e poi in respinta di pugno su palle-gol di Geels, nulla può sul violentissimo destro di Van Dord, uno stopper che ha una certa confidenza con il gol.
CUCCUREDDU — Comincia su Tahamata che, ben presto, si muove a tutto campo, e il sardo si trova a fronteggiare il cattivo e litigioso Zuidema, sua vecchia conoscenza di tre anni fa in Coppa Uefa. Questa volta Cuccureddu riesce a imbavagliare l'avversario neutralizzando così la mossa a sorpresa di Ivic.
GENTILE — Dà vita a un duello tra oriundi con il mezzo «cinese» La Ling. Lo segue lungo l'out e sul centro senza difficoltà e rimane stoicamente in campo malgrado si produca una lussazione al gomito sinistro dopo una rovesciata. E' l'inesistente La Ling che guadagna la via degli spogliatoi, a mezz'ora dalla fine, per ... manifesta inferiorità. Anche con Bouma, Gentile non ha problemi.
FURINO — E' tra i bianconeri più vivaci, anche se, dopo averne conquistati parecchi, va sotto misura su alcuni palloni. Si alterna su Arnesen e Schoemaker, poi prende stabilmente in consegna Tahamata e viene ammonito (40') per un fallo sul piccolo sudmolucchese. Nella ripresa (67') Trapattoni ritiene opportuno sostituirlo con Cabrini, a seguito di una contrattura muscolare.
CABRINI — Subentra a Furino e si piazza sul settore sinistro dove agisce il danese Arnesen: entra subito nel clima agonistico, con entrate decise e con tentativi di sganciamento senza esito. Si busca anche lui (85') una ammonizione per gioco scorretto.
MORINI — Geels è la punta più avanzata, ma Morini lo segue come un'ombra. Malgrado la attenta marcatura dello stopper bianconero, Geels riesce a minacciare seriamente Zoff in un paio di occasioni, una per tempo, ma il portiere vigila. Nonostante le due palle-gol, la prova di Morini, che con l'uscita di Furino assume i gradi di capitano, è più che positiva.
SCIREA — Disputa un ottimo primo tempo tamponando, chiudendo i varchi. Non si concede sortite anche perché, specialmente nella ripresa, la Juventus è sotto pressione e il «libero» deve spazzare - talvolta l'area con dei campanili forse poco graditi dai buongustai come gli olandesi, ma efficaci.
CAUSIO —Realizza un gol, al 90', con un tocco di esterno destro di gran classe, che consente alla Juventus di pareggiare e di ipotecare la qualificazione alle semifinali. E' un gol estremamente importante che riscatta una prova in cui, solo sporadicamente, Causio ha potuto far valere il suo estro.
TARDELLI — E' suo l'assist che consente a Causio di filare in gol allo scadere. Non è stato esaltante, tuttavia «Schizzo», che ha dovuto cambiare parecchi avversari, da Arnesen a Tahamata a Meyer. conserva la lucidità per l'importantissimo contropiede finale.
BONINSEGNA — E' stretto nella morsa Van DordKrol, riceve pochi rifornimenti e fa un po' tenerezza, cosi solo in avanti. Nella ripresa, su bel lancio di Benetti, ha la opportunità di puntare a rete, ma questa volta è l'arbitro che lo ferma fischiando un fuorigioco inesistente.
BENETTI — Erkens, Arnesen e poi Schoemaker sono gli avversari che capitano nella sua zona e che Romeo controlla con molta attenzione, lottando generosamente. Il grande impegno gli impedisce a volte di essere preciso, ma è fra i migliori.
BETTEGA — Ripiega quasi subito in appoggio al centrocampo per coprire gli inserimenti di Zuidema che poi si trasferisce in avanti come punta fissa, e Bettega deve contrastare gli sganciamenti dei difensori avversari. Non è in serata di vena, pur sbrigando un oscuro lavoro che gli consente soltanto in due o tre occasioni di lavorare palloni utili.
brani tratti da: La Stampa 2 marzo 1978