venerdì 16 maggio 2025

18 Febbraio 1973: Milan - Juventus

É il 18 Febbraio 1973 e Milan Juventus si sfidano in questa partita valida per la quarta giornata del girone di ritorno del Campionato di Calcio di Serie A 1972-73. Il tutto si svolge allo Stadio 'Giuseppe Meazza - San Siro' di Milano.

La Juve allenata in panchina da Cestmir Vycpalek vince il suo quindicesimo Scudetto anche se ad una giornata dal termine sembrerebbe che il Milan si possa fregiare della tanto osannata Stella del decimo tricolore. Ma una sconfitta inattesa a Verona ribalta tutto in quella che é tutt'oggi famosa come la 'Fatal Verona'.

In Coppa Italia invece i rossoneri si prendono una sana rivincita conquistando così la loro terza coppa nazionale.

Buona Visione!



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Stagione 1972-1973 - Campionato di Serie A - 4 ritorno
Milano - Stadio San Siro
domenica 18 febbraio 1973 ore 15:00 
MILAN-JUVENTUS 2-2
MARCATORI: Bettega R. 12, Rivera rigore 44, Marchetti G. 50, Biasiolo 85

MILAN: Vecchi (Belli 25), Anquilletti, Sabadini, Rosato, Schnellinger, Biasiolo, Sogliano (Turone 60), Benetti, Bigon, Rivera, Chiarugi
Allenatore: Nereo Rocco - Maldini

JUVENTUS: Zoff, Spinosi, Marchetti G., Furino, Morini, (c) Salvadore, Altafini, Causio, Anastasi, Capello F., Bettega R. 
A disposizione: Piloni, Cuccureddu. 
Allenatore: Cestmir Vycpalek

ARBITRO: Pieroni



A San Siro i campioni d'Italia due volte in vantaggio 
Il pareggio premia solo il Milan 
La Juventus merita di chiudere il primo tempo con almeno due gol di scarto, invece al 44' Rivera su rigore pareggia il gol iniziale di Bettega 
Nella ripresa Marchetti riporta in vantaggio i bianconeri raggiunti nel finale da Biasiolo  Perplessità per l'arbitraggio di Pieroni 

Milano, 18 febbraio. Un « big-match » selvaggio. Neanche gli amici si sono risparmiati calci, unghiate, dita negli occhi, sgambetti, urtoni, scontri tra dinosauri. E sì' che gente come Rosato ed Anastasi, come Capello e Spinosi, appartenendo al nobile Club Italia, dovrebbe portarsi un certo riguardo, almeno dal punto di vista muscolare. La folla aveva nelle narici odor di corrida, e spasimava come in una « plaza » di Malaga o di Bilbao. Ho contato un fallo ogni cinque o sei secondi. E tuttavia si è persino intravisto del gioco. A parer nostro Pieroni, anziché far piovere una grandinata ammonitoria, avrebbe fatto bene ad espellere qualcuno: e perché non Turone, anche sul finire della partita? Val la pena di commentare subito questo « fattaccio », determinante ai fini del pareggio milanista: Turone entra al 60' e al 78' scalcia proditoriamente Anastasi alla caviglia. Pietro aveva dribblato, ruotando, due avversari, aveva già passato palla. Il fallo da tergo, ad azione ormai lontana, non ha persuaso Pieroni a spedire il rossonero negli spogliatoi, come meritava secondo unanime parere. 

Sette minuti dopo lo stesso Turone dà il pallone buono per il pareggio milanista. Pieroni, inoltre, ha punito ogni intervento, fischiando fino a stracciarsi i polmoni, ma non ha interpretato con intelligenza la partita: proprio perché questa andava spezzettandosi in segmenti casuali di calcio vero e calcio fermo per fischi arbitrali, il giudice doveva applicare al massimo la regola del vantaggio, che invece ha cocciutamente negato per timore che il gioco fluido prendesse troppo la mano ai calciatori e quindi desse origine ad altri falli. Ma veniamo al « match » (cioè assalti, trincee, corpo a corpo alla baionetta, tibie che volano, ruzzoloni come al circo Togni, però senza reti protettive). Il risultato ripete quanto già accadde all'andata, ma la Juventus può rodersi tutte le unghie, stasera. Doveva rientrare negli spogliatoi dopo i primi quarantacinque minuti con un vantaggio di almeno due gol. Trova il secondo gol, invece, quando il Milan è stato quasi beneficato d'un rigore, e qui il « ginger » bianconero decide di amministrare la partita sulle soglie della propria area, rinunziando quasi del tutto al contropiede. Ferma duecento valanghe di un Milan caotico, nervosissimo, disperatamente galoppante ma senza lucidità: l'ultima cornata del « diavolo » porta al due a due. 

Con « gran dispetto » dei torinesi, che ormai credevano di aver spigolato sia le occasioni sia tutta la gamma della giusta tattica. Ma si può parlare di tattica — o almeno di rispettata teoria da lavagna — in quella selva di ferocia e di lame baluginanti? Ad un certo punto ho creduto di vedere Benetti con un « kriss » tra i denti e Spinosi con un turbante da Sandokan. E' stato calcio (anche) ma all'insegna delle tigri della giungla nera. Tenta subito il Milan di distendersi in bellezza, ma al 6' prova più spavento d'un bambino che incontri l'orco al crepuscolo. L'orco è José. 

Con un fulmineo scatto, il gran carioca fugge sul lato destro del campo, «beve» Anquilletti, impone « tunnel » a Schnellinger che va a sedersi per le terre, resiste a una cianchettata ed un abbraccio, entra in area e lì lo sballano. Urtato fuori e caduto dentro? Urtato e caduto già oltre la linea? I fotografi appostati dicono che è fallo da « penalty », Pieroni affibbia solo una punizione dal limite. La Juve sente l'aria di San Siro, gioca all'eccesso e si butta sotto con orgoglio e con manovre eccellenti. Due puntate rossonere sono risolte con disinvoltura e Salvadore (al 10' chiude con uno scarto sia Benetti sia Rivera), e tornando in avanti i bianconeri fanno tremare il Milan, già ossessionato dalle prime mosse di José. Causio ruba palla a Benetti, coricandolo subito dopo in «tunnel», fa partire un siluro che sbatte e piega quasi la traversa, sul rimpallo Vecchi, lì brancicante, coglie il pallone sulla schiena, il piede di Bobby Bettega, felicemente appostato, fa l'uno a zero. 

Tutto in fulmine, e con il Milan che annaspa come un naufrago sbattuto tra gli scogli. Furino e Capello e Causio sospingono tutta la Juventus facendo colonna vertebrale da un'area all'altra, il Milan soffre nelle marcature strettissime e negli awii bianconeri, assai veloci. Un fallo di Spinosi su Chiarugi (uno dei cento) al 14', in area, e Pieroni condona. Entra malissimo, da bufalo cieco, Benetti su Bettega al 18' (in questa stessa azione Romeo ne travolge altri due), e la Juve non desiste, vertiginosamente innamorata e conscia di se stessa. 20': punizione per fallo su Bettega, lunga rincorsa di Capello e tiro di precisione, un colpo di « bazooka » che lo stoico Vecchi devia in angolo di pugno. 

E' un « tutto-Juve » da manuale, con José che mette perfidi tacchi roteanti e costringe il povero Anquilletti ad abbracciarlo come una sposa (22') terrorizzata d'essere lasciata sola. Un tiro da lontano di Benetti che Zoff para al 24', ancora un bel Salvadore che chiude più corridoi d'un esperto in enigmistica, poi è Causio, ma nel numero del « barone-show ». 25': batte una punizione, respinge Sabadini, con uno scatto di incredibile potenza Causio recupera palla, si avventa e spara un sinistro basso che sembra già in rete: Vecchi, miracolosamente, devia la palla-gol in corner. E da questo corner, nel trapestio di area, Altafini balza mentre Vecchi si tuffa, Bettega recupera e fa centro, ma José, rimasto sulla linea, in fuorigioco e forse colpendo il portiere, ha commesso doppio fallo, Pieroni annulla, Vecchi se ne va lasciando il posto a Belli. E Rocco sta mangiandosi gomiti, nocche e cappello in panchina. Dopo vari sgambetti e urtoni, Chiarugi e Spinosi si pigliano pure a testate (30', forse all'insegna delle « mani a posto»). La «punta» milanista opera un ottimo dribbling con tiro finale al 31', poi riparte la Juve, con un Capello in gran giornata, lucidissimo. Bettega spreca una bella azione al 41', attendendo anziché battere subito, la partita si frantuma in schermaglie e fallosità, il Milan tenta il forcing ma con i nervi tesi e il sogno ad occhi aperti di un rigore. Eccolo, infatti: punizione di Rivera, pallone a spiovere in area, Morini salta con Bigon, si avvitano, ritoccano terra, spintone quasi inutile del « Fratello Branca » perché la palla non sembra agibile. Pieroni indica il dischetto. Destro del signor Giannino, e Zoff vede terminare il suo record dopo 904 minuti di imbattibilità (anche Da Pozzo fu siringato da un rigore). 

Finisce il tempo, dopo le ammonizioni ora piovono mandarini ed aranci. Il miglior commento suona: sommando i due falli di Morini e Bigon ne viene fuori un rigore netto. Ma quei falli iniziali su don José? Ripresa, ed è subito rissa: forcing rossonero, con una rabbia che nel Milan non si era mai vista. E puntuale implacabile, persin ovvio contropiede juventino. 5': parte Furino come spingendo su inesauribili retrorazzi, tocca ad Altafini, a Bettega, che vede Marchetti (per una volta, ed era ora!) avanzato sulla fascia dell'ala sinistra. Pronta imbeccata e Marchetti si aggiusta palla, fa partire il destro. Vola in ritardo Belli, sfiora la palla che carambola sul palo e sottolinea: due a uno. Qui la Juve si arriccia, forse anche troppo, solo José rimane avanti, intorno all'area bianconera il Milan cerca di stringere le sue spire, ma urta contro blocchi di stinchi cementati l'uno all'altro. Ripiega Bettega, Anastasi sembra un piccolo trattore: qui espugna, lì contrasta, poi porta palla, poi la smista, poi recupera, quindi si getta nel disimpegno. Assedi, scontri, veleni, e sempre Salvadore che spazza con l'ultima falce (che è poi la sua zampata di destro). Grande azione di Rivera che si libera in dribbling di due uomini al 13', ma lo anticipa Zoff. La Juve crede di avercela fatta, Causio arretrato pecca di eccessiva disinvoltura (30') pretendendo di operare tocchetti in area. Facendo leva su Rosato e Benetti il Milan carica. Al 31' Salvadore mette la zampa felice mentre Zoff è già a terra, tra il 36' e il 38'. José pensa che sia ora di alleggerire un poco. Finalmente lo servono, e per l'ennesima volta la difesa milanista scricchiola, salvandosi con visibile ansietà. 

Fulmineo contropiede rossonero, adesso, ed è subito gol: lo rovescia in porta Biasiolo nel solito bailamme d'area al 40'. Ci si seguiterà a scornarsi fino all'ultimo secondo. Partita asperrima, quasi crudele, con motivi tattici che la gagliardia fìsica ha annichilito, ma con fiammate di gioco (soprattutto juventino, nel primo tempo) che dimostrano come il calcio sia ben vivo. C'era zio Ferruccio (almeno come presenza fìsica) in tribuna: cosa avrà tratto dai grandi fuochi di San Siro? Che il football di livello, nel nostro campionato, è nutrito da un ardore degno di rispetto. Ardore esportabile, si spera, in quel di Istanbul. Appaiati e corrucciati, Milan-Juve proseguono ora per la stessa strado, con identica rabbia. José, stanotte, risognerà quel sesto minuto iniziale, e Causio la traversa colpita, l'altro pallone-gol deviatogli da Vecchi. Chiarugi sognerà Spinosi e viceversa. Rocco accende ceri. Rivera non vorrà mai più assistere ad un « carosello », può darsi che trasmettano i fotogrammi di Calimero, cioè Furino, suo incubo da sempre. Con questa grinta, ragazzi, potete andare su Marte. Anche se vi arriverete senza più gambe. 

Giovanni Arpino








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