sabato 3 maggio 2025

27 Novembre 1988: Juventus - Lecce

É il 27 Novembre 1988 Juventus e Lecce si sfidano nella settima giornata del girone di andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1988-89 allo Stadio 'Comunale' di Torino.

É una Juventus che cerca di costruire una squadra ancora scossa dal addio di 'Le Roi' Michel Platini e dai fallimenti di Ian Rush e del tecnico Rino Marchesi. Guidati in panchina dalla leggenda Dino Zoff, i bianconeri raggiungono un quarto posto in campionato che dovrebbe rappresentare un buon viatico per il futuro. 

Dall'altra parte c'é un Lecce che ottiene una tranquilla salvezza ed evita quella che sarebbe stata una dolorosa retrocessione in Serie B.

Buona Visione! 



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Stagione 1988-1989 - Campionato di Serie A - 7 andata
Torino - Stadio Comunale
domenica 27 novembre 1988 ore 14:30 
JUVENTUS-LECCE 1-0
MARCATORI: Rui Barros 12

JUVENTUS: Tacconi, Favero, De Agostini (Cabrini 29), Galia, Brio, (c) Tricella, Marocchi, Rui Barros, Altobelli (Magrin 70), Zavarov, Laudrup
A disposizione: Bodini, Mauro, Buso
Allenatore: Dino Zoff

LECCE: Terraneo, Miggiano, Baroni, Enzo, Righetti, Nobile (Vincze 46), Moriero, Barbas, Pasculli, Benedetti (Conte A. 69), Vanoli
A disposizione: Negretti, Monaco, Paciocco
Allenatore: Carlo Mazzone

ARBITRO: Cornieti
AMMONIZIONI: Enzo 34, Righetti 77 (Lecce)
ESPULSIONI: Zavarov 88 (Juventus); Miggiano 88 (Lecce)




Il ricordo della sconfitta col Napoli complica il successo della Juve sul Lecce 
Un fantasma frena la Signora 
Barros segna al 13', nella ripresa i pugliesi sfiorano il pari 
Delude il rientrante Marocchi 
Zavarov e Miggiano espulsi a 2' dalla fine

TORINO — La montagna ha partorito il gol di Topolino-Barros e la prima vittoria casalinga della Juventus in campionato. Tanto è bastato per liquidare un Lecce che prima non voleva perdere, poi ha... rischiato di pareggiare con una Juventus in crisi d'identità dopo la tremenda cinquina con il Napoli, il successo di Liegi, nato dal contropiede di una formazione priva di Zavarov e Marocchi e gioco forza più realista, ha frenato gli slanci offensivi dei bianconeri che recuperavano i due play-makers. 

Che fare? Tornare a premere sull'acceleratore, sbilanciando la squadra, oppure ragionare e colpire al momento giusto, senza scoprirsi più di tanto? Ha prevalso la seconda soluzione e, ieri, la gente non s'è divertita anche perché proprio i freschi Marocchi (in posizione molto arretrata) e Zavarov hanno offerto un rendimento inferiore alle aspettative. Sacha, che al secondo dribbling veniva steso, ha l'attenuante di aver subito molti falli: l'ultimo di Miggiano gli ha fatto perdere la testa e la sua reazione gli è costata la prima espulsione italiana, in compagnia dell'avversario. La manovra ha risentito della giornata di scarsa vena che ha coinvolto parecchi altri bianconeri. 

Niente Juventus spumeggiante, dunque, ma una Juventus frenata, con Tricella libero ... fisso e Favero senza un punto di riferimento per tutto il primo tempo poiché il Lecce teneva il solo Pasculli in avanti, ben controllato da Brio. Mazzone non era preoccupato che Favero potesse approfittare della libertà. E Favero non ne ha approfittato. Con De Agostini convalescente dalla forte contusione al piede sinistro (è bastato un contrasto con Moriero per riacutizzare il dolore al 10' e costringerlo a rientrare negli spogliatoi dopo meno di mezz'ora, sostituito validamente da Cabrini) non c'è stata l'abituale spinta sulla fascia sinistra. Sulla destra Galia sbagliava qualche appoggio di troppo e Laudrup, tartassato da Miggiano, non riusciva ad affondare i colpi. Solo Rui Barros, con le sue accelerazioni, dava la sensazione di poter impensierire Terraneo, in tandem con un Altobelli che sciorinava finezze. 

La Juventus ruminava un calcio macchinoso, a tratti caotico. La difesa leccese, con I suoi corazzieri, «stoppava» gli uno-due senza sbocchi. La Juventus riusciva ad infilarsi centralmente nel bunker con una perfetta triangolazione tra Barros e Altobelli. Il portoghese «sporcava» il destro, ma il pallone si infilava, beffardo, accanto al palo. Era il 13', Il Lecce ha abbozzato qualche offensiva con Pasculli, ma Brio ha montato una guardia stretta all'argentino dimostrando di aver superato lo «choc» di due domeniche fa per l'uno-due di Carnevale e Careca. Nei momenti in cui il Lecce aggrediva, Terraneo avanzava addirittura fuori area, pronto a fare il secondo libero alla Jongbloed, il portiere dell'Olanda '74. Ma ci voleva un attaccante in più e Mazzone, in avvio di ripresa, ha tolto Nobile e inserito Vincze. 

Se nel primo tempo s'era vista poca Juventus e tanto Barros, nel secondo il gigantino è calato ed è cresciuto l'apporto di Cabrini. Da un suggerimento del terzinomundial, Altobelli s'è visto negare il raddoppio da Terraneo con due tiri in rapida successione (52'). Dal gol mancato ad un pericoloso colpo di testa di Vanoli: Tacconi non s'è lasciato sorprendere. Tiri velleitari di Zavarov che si è fatto applaudire per un paio di slalom bellissimi, ma che non ha saputo finalizzare. Ancora dal piede di Cabrini il «la» all'azione che Barros, su assist di Marocchi, ha dirottato sopra la traversa (67'). 

Mazzone effettuava il secondo cambio: dento Conte, fuori Benedetti E Zoff replicava togliendo Altobelli e mandando in campo Magrin, con Laudrup centravanti. Era il 71'. Anche senza punte, la Juventus sfiorava il 2-0 con un'incornata di Laudrup respinta da Terraneo, ma il finale era da brividi per i bianconeri, con Tacconi ben piazzato su giravolta di Moriero e con Zavarov che si lasciava tradire dai nervi sull'ennesimo fallo di Miggiano. Un po' di riposo, anche se forzato, non può che far bene allo zar.

Bruno Bernardi
tratto da: La Stampa 28 novembre 1988




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Il gol decisivo del portoghese Rui Gil Barros

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