É il 25 Febbraio 1996 e Juventus e Milan si sfidano nella sesta giornata del girone di ritorno del Campionato di Calcio di Serie A 1995-96 allo Stadio 'Delle Alpi' di Torino.
La Juventus guidata in panchina dal 'maestro' Marcello Lippi, dopo aver rivinto lo Scudetto dopo ben otto anni adesso pensano in grande. Pensano alla Champions League (che conquisteranno a Roma). Ed infatti i bianconeri non giocano come sanno in campionato e si fanno 'rubare' il titolo proprio da questo Milan. Alla fine per i nostri eroi sará secondo posto.
Buona Visione!
Torino - Stadio Delle Alpi
domenica 25 febbraio 1996 ore 20:30
JUVENTUS-MILAN 1-1
MARCATORI: Conte A. 3, Weah 30
JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara C., Carrera M., Vierchowod, Pessotto G., Lombardo (Di Livio 74), Paulo Sousa (Jugovic 74), Deschamps, Conte A., (c) Vialli, Ravanelli (Del Piero 57)
A disposizione: Rampulla, Torricelli
Allenatore: Marcello Lippi
MILAN: Rossi S., Tassotti, Costacurta, Baresi F., Maldini P., Donadoni, Albertini (Ambrosini 31 - Di Canio 59), Desailly, Boban, Weah, Baggio R. (Simone 77)
A disposizione: Ielpo, Coco
Allenatore: Fabio Capello
ARBITRO: Boggi
AMMONIZIONI: Ferrara C. (Juventus); Ambrosini, Tassotti, Baresi F., Maldini P. (Milan)
Fischiato dai tifosi bianconeri perde la sfida con il suo passato
Baggio, il Codino sbiaditoTORINO. Quando lo speaker annuncia la formazione milanista, i fischi hanno una costante. Salvo quando viene letto il nome di Robi Baggio, che torna sul luogo dello scudetto. Allora i decibel s'impennano appena. Roba per orecchie sopraffine. Prima che i duellanti diano inizio alle operazioni, la curva bianconera propone al Codino un invito, poco elegante per la verità, a prendere la via della toilette. Nella notte dei cannibali milanisti e degli irriducibili Lippiani, un artista non può piegarsi a ima natura che non è sua. Non è e non sarà mai un combattente. Così Robi comincia da cesellatore, un colpo di tacco per Weah e via. Il gol di Conte non spegne gli ardori rossoneri, Baggio tenta di non restare emarginato, inghiottito cioè dalla morsa Vierchowod-Carrera-Ferrara. Cerca di essere utile con tocchi immediati, puliti o sporchi.
La posizione è in continuo cambiamento: sinistra, destra, centro e perfino più indietro. Insomma, è il consigliere ravvicinato di Weah. Si presenta con un piazzato, ed è una specie di petardo bagnato, e con un assist (8' del primo tempo) per Maldini. Il condimento del pubblico juventino è il solito e previsto: grandine di fischi, comunque ben assorbiti dal destinatario. La volontà all'ex bianconero non manca: fa ciò che può per non chiudersi dentro la placenta delle domeniche infelici; dà perciò segnali di vita con traiettorie corte, senza però osare più di tanto. Ogni suo gesto è quasi pilotato da un sussiego quasi obbligato, non si fa vincere dalla smania perché sa che nel calcio voghe fa rima con doglie.
Il trattamento riservatogli dai marcatori di circostanza fa tremare il Raffaello e quasi lo ricaccia in pinacoteca, là dove può farsi ammirare senza nuocere. La presenza in campo dell'ex Pallone d'Oro talvolta è gelida. E' sempre bello a vedersi, Baggio, però talvolta pare refrattario ai fascini magnetici delle grandi sfide, alle roventi emotività di certe partite. Al 16' Robi è trattato duramente da Ferrara: il piazzato è senza esito. La palla impazzisce, come quella di un flipper. E lui, il Codino, gradisce poco. Oltretutto il mestiere di seconda punta lo digerisce male, soprattutto quando il clima scotta. Ferrara lo tiene d'occhio, così Vierchowod e Carrera. Al 24' Robi è raffinato nell'l2 con Weah, ma nel momento fatale c'è torpore nel suo piede. E 3' dopo il suo sinistro «pescato» dal liberiano è come uno shuttle che vola alto in cielo.
Insomma, attualmente Baggio non è l'uomo che incide e decide. Semmai si muove con flottaggi che agevolano Weah, un fulmine sul cross di Donadoni nel pallone dell' 1 -1. Robi accetta il ruolo di sponda con umiltà. E commette (siamo al 40') perfino un fallo su Deschamps. Si ricomincia. La curva milanista osanna Baggio, i tifosi bianconeri rispondono per le rime, vietate ai minori di anni 14. La Juve spinge e Baggio vede meno palloni, e quei pochi li sfrutta senza spruzzarli con sale e fiele. Vita dura per l'ex beniamino della curva Scirea nel secondo tempo, in cui il Milan usa prudenza e contropiede. Robi vincerà lo scudetto, ma non si aggiudica la sfida al suo passatole anche al presente: fa più di lui Del Piero, che pure gioca solo 33 minuti). L'esibizione del Codino resterà una di quelle foto sviluppate male, molto sbiadite. Ma questa considerazione, probabilmente, non lo sfiorerà neppure. Lui il secondo titolo sta per papparselo. E ciò conta più di ogni parola. Ma quando esce (al 32' del secondo tempo, sostituito da Simone) è sommerso sotto una cupola di fischi. La riconoscenza non è di questo mondo.
Angelo Caroli
tratto da: La Stampa 26 febbraio 1996