É il 24 Novembre 2001 e Lazio e Juventus si sfidano nella dodicesima giornata del girone di andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 2001-02 allo Stadio 'Olimpico' di Roma.
É una stagione col finale col botto questa per i campioni bianconeri. Iniziata in sordina adesso i nostri eroi stanno girando a mille. La vetta si avvicina e si avvicina anche il 5 maggio, ultima giornata di campionato. Tutto il resto é Storia!
Dall'altra parte c'é la Lazio che dopo l'imbarazzante avvio di stagione con la nostra leggenda Dino Zoff, termina la stagione con Alberto Zaccheroni e si appresta a conquistare un insperata sesta piazza.
Buona Visione!
Roma - Stadio Olimpico
sabato 24 novembre 2001 ore 20:30
LAZIO-JUVENTUS 1-0
MARCATORI: Liverani 49
LAZIO: Peruzzi; Negro, Nesta, Fernando Couto, Favalli; Poborsky, Giannichedda, Liverani (Baggio D. 82), Stankovic (Fiore 90); Crespo, Inzaghi S. (Claudio Lopez 82)
A disposizione: Marchegiani, Mihajlovic, Mendieta, Kovacevic.
Allenatore: Alberto Zaccheroni
JUVENTUS: Buffon; Tudor, Thuram L., Iuliano; Zenoni (Maresca 61), Tacchinardi (Paramatti 78), Davids, Zambrotta; Nedved; (c) Del Piero (Amoruso 68), Trezeguet
A disposizione: Rampulla, Birindelli, Pessotto G., Zalayeta.
Allenatore: Marcello Lippi
ARBITRO: Collina
AMMONIZIONI: Davids, Trezeguet (Juventus); Poborsky, Giannichedda, Inzaghi S. (Lazio)
L'ANTICIPO DELL'OLIMPICO RILANCIA LA SQUADRA DI ZACCHERONI CHE TORNA TRA LE PRETENDENTI ALLO SCUDETTO ED EVIDENZIA I PROBLEMI DI LIPPI
Liverani beffa Buffon
La Lazio festeggia l'aggancio alla Juve
Puniti da uno svarione difensivo i bianconeri non sanno rimontare
Inzaghi e Crespo colpiscono i pali, Amoruso sostituisce Del PieroDal nostro inviato a ROMA
La rincorsa della Lazio prosegue, quella della Juve si ferma all'Olim¬pico, sbattuta contro la sconfìtta firmata da Liverani, uno che la Trimurti bianconera ha avuto per le mani fino all'autunno e che ha lasciato andare, convinta che il centrocampo non avesse bisogno di rinforzi né di un cucitore di gioco. E' una brutta batosta, che restituisce fiato ai dubbi di Umberto Agnelli e sega il fresco ottimismo alimentato dopo la vittoria sul Parma, anche perché la Lazio, oltre al gol, ha costruito con Simone Inzaghi e con Crespo due azioni pericolose, respinte dai pali della porta juventina, mentre i bianconeri hanno pochissimo da recriminare, se non le incredibili sciocchezze difensive che hanno determinato la rete dei romani. Questa Juve gioca poco, non fa male e ha continuato ad attaccare senza idee, con calcioni fatti per esaltare Nesta e Conte, mentre la Lazio, che pure non si produce in prestazioni memorabili, sta uscendo dalla crisi. Come succede troppo spesso in questi scontri tra vip, la prima mezz'ora è filata via modesta.
Subito, meglio la Juve per tenacia. La pressione si manteneva alta nella metà campo laziale. Nesta fermava Trezeguet, al 17' si vedeva Nedved con un passaggio sotto porta per Del Piero, chiuso ancora dal capitano laziale in scivolata. La solita Juve robusta, però raramente pericolosa, nonostante la scienza da alchimista di Lippi, che come Merlino mescola uomini alla ricerca di una pozione miracolosa. Il problema non sta nel portare Nedved a destra, come ieri, perché non incocci Del Piero, né spostare Zambrotta a sinistra, per inserire dall'altra parte Christian Zenoni che dovrebbe dare corsa e profondità, La questione é che gli uomini chiave non funzionano com'era nelle premesse, sia la «vecchia guardia» sia quelli acquistati per migliorare la squadra dopo la cessione di Zidane. Le ragioni sono imperscrutabili. Neppure Lippi, in evidente difficoltà, se ne fa una ragione.
Cosa si può fare, se Nedved ruota in tutte le posizioni possibili e in nessuna convince? Sarebbe grave che tutto si riducesse a una questione di ambientamento, dal momento che nessuno é chiamato a vivere a Kabul sotto le bombe, e i conti in banca giustificano qualsiasi disagio. Sta di fatto che il primo tempo del ceko é stato incolore e il popolo biancoceleste, che l'aveva accolto con simpatia e rimpianto (e qualche fischio), si è presto disinteressato di lui. Sull'altro lato del campo, Thuram conosceva una serata difficile, non per gli ululati dei soliti beceri di curva che in estate erano andati a pregarlo con il cappello in mano perché accettasse il trasferimento a Roma, quanto per la freschezza di Inzaghino. Il «signor Marcuzzi», come il fratello, gioca molto sul filo del fuorigioco: al 25' era una questione di decimetri che decretavano l'offside e salvavano la Juve dal rigore che Collina era già pronto ad assegnare per l'entrata di Thuram sul laziale.
Si è parlato molto del ridimensionamento voluto da Cragnotti, ma Zaccheroni può giocarsela con la Juve tenendo in panchina Mendieta, Fiore e Claudio Lopez, quasi duecento miliardi mal contati. Cresceva Liverani, un po' impreciso. Un suo cross dalla sinistra metteva fuori posizione Thuram e Inzaghino (che pochi secondi prima aveva ricevuto una testata a freddo da Trezeguet, di cui si occuperà il giudice sportivo in settimana per una probabilissima squalifica con la prova tv) con la fronte colpiva il palo. Insomma la Lazio, sul finale del primo tempo creava pericoli veri, cui la Juve replicava con un tocco di testa completamente sbagliato da Del Piero, in una serata a dir poco moscia, sul lancio perpendicolare di Tudor dalle retrovie. Spariva Trezeguet dopo l'inizio incoraggiante, Tacchinardi e Davids non pressavano con continuità.
Era un erroraccio proprio di Tacchinardi a innescare l'azione del vantaggio laziale, al 4' della ripresa. Il retro-passaggio metteva Buffon nell'impossibilità di toccare la palla con le mani: il suo tocco di testa, corto e centrale, arrivava nei dintorni di Liverani che calciava subito e con precisione. La palla entrava nella porta vuota. Si vedeva Lippi imprecare contro Tacchinardi, ancora una volta un errore stupido condannava quella che dovrebbe essere una superdifesa. Cinque minuti dopo, aveva un' occasione Crespo che, davanti a Buffon, colpiva il palo. Ci sarebbe stato ancora il tempo perché la Juve recuperasse, ma neppure il cambio di assetto con Maresca al posto di Zenoni per fare gioco, e poi con Amoruso per Del Piero, produceva effetti. C'era una conclusione ravvicinata di Nedved, bloccata dalla prontezza di Peruzzi, che andava poco dopo a rischiare le mani e la faccia per fermare Amoruso in uscita bassa, l'unica volta che gli arrivava davanti.
Marco Ansaldo
tratto da: La Stampa 25 novembre 2001