Grazie a Youtube vi offriamo questo gustoso ricordo della data odierna.
É il 28 Febbraio 1988 e Roma e Juventus si sfidano nella quinta giornata del girone di ritorno del Campionato di Calcio di Serie A 1987-88 allo Stadio 'Olimpico' di Roma.
É ancora una Juventus in pieno alto mare in questa stagione. Dopo l'abbandono di Michel Platini, la squadra (affidata a Rino Marchesi) non riesce a trovare la solita quadratura. Alla fine di questo campionato i bianconeri si piazzeranno in sesta posizione e dopo un emozionante spareggio contro il Torino acciufferanno il piazzamento UEFA per i capelli.
Dall'altra parte c'é una Roma che dotata di una rosa forte e collaudata ottiene un ottimo terzo posto finale in campionato.
Buona Visione!
Stagione 1987-1988 - Campionato di Serie A - 5 ritorno
Roma - Stadio Olimpico
domenica 28 febbraio 1988 ore 15:00
ROMA-JUVENTUS 2-0
MARCATORI: Desideri 63, Desideri 78
Roma - Stadio Olimpico
domenica 28 febbraio 1988 ore 15:00
ROMA-JUVENTUS 2-0
MARCATORI: Desideri 63, Desideri 78
ROMA: Tancredi, Tempestilli, Oddi, Manfredonia, Collovati, Signorini, Agostini (Policano 85), Gerolin, Voeller, Desideri, Boniek
A disposizione: Onorati, Nela, Domini, Pruzzo.
Allenatore: Nils Liedholm
JUVENTUS: Tacconi, Bruno P., (c) Cabrini, Bonini (Vignola 79), Brio, Tricella, Mauro (Alessio 70), Magrin, Rush, De Agostini, Laudrup
A disposizione: Bodini, Scirea, Napoli N
Allenatore: Rino Marchesi
ARBITRO: Lombardo
AMMONIZIONI: Mauro (Juventus); Manfredonia (Roma)
E' sempre più fallimentare il 1988 (sei punti in otto gare) della Juve, sconfitta all'Olimpico
Marchesi impugna il bastone
Dopo la sfuriata di Boniperti, anche il tecnico alza la voce: «Basta con gli alibi e la sfortuna, ne va della dignità di tutti, dal presidente ai tifosi»
«É uno dei momenti più difficili della mia carriera»
Per i bianconeri, disastrosi in trasferta, è l'ottava sconfitta stagionale
TORINO — Juve kaputt. Juve, la resa del conti. Juve, la disfatta. Scegliete voi. A Roma c'è stata l'ottava sconfitta stagionale, minimo storico di punti in 20 partite e record negativo uguagliato della gestione Boniperti (otto sconfitte, ma su 30 incontri, anche nel 1979-80). Per il presidente, che aveva lasciato l'Olimpico sullo 0-0 (come a Pescara il 7 febbraio), un'altra cocente delusione. Nell'albergo romano che ha ospitato la Juventus fino a ieri mattina (la squadra è rientrata a Caselle alle 15, un'ora dopo s'è allenata al Combi), domenica sera il presidente ha fatto la voce grossa. Nessuno si è salvato, a tutti va l'obbligo, d'ora in poi, di parlare solo con i fatti. Tra I giocatori i silenzi ieri erano sintomatici. La situazione sta diventando irreparabile. La zona Uefa scappa di mano, la Coppa Italia è un'ancora di salvataggio cui tutti si attaccano.
Le cifre, del resto, parlano chiaro. Nel 1988 la Juventus ha conquistato solo 6 punti. Vuol dire che nelle prime dodici partite ne aveva incamerati 13. Nel girone di ritorno la media è di quattro punti in cinque gare, dopo aver chiuso l'andata a quota 15. Un cammino che assomiglia a quello del gamberi. Solo Ascoli (4), Como e Pisa (5) hanno totalizzato meno punti della Juve nell'88. La Fiorentina ne ha presi 6, gli stessi della Juve. Senza parlare di Napoli (14 punti), Milan e Roma (12), Torino (11) e Inter (10), hanno fatto meglio della Juve: Cesena e Verona (9), Pescara (8), Samp, Avellino e Empoli (7). In trasferta la Juventus ha racimolato solo 5 punti (2 a Pisa, uno a Como, uno a Firenze, uno nel derby). Solo il Verona, fra le «grandi», s'è comportato fuori casa come la Juve. Il Torino ha conquistato 8 punti. Inter e Samp 10, la Roma 11 (di cui due a tavolino), Napoli e Milan 15 (di cui due nel derby con l'Inter).
Rino Marchesi verso le 17.30, quando anche l'ultimo giocatore aveva ormai finito l'allenamento, ha urlato chiaro la sua rabbia. Lui è convinto (come Boniperti) che ci siano ancora margini di miglioramento. Ma stavolta dice basta:«É la settimana più delicata del miei due anni alla Juventus, uno dei momenti più difficili di tutta la mia carriera di allenatore. Ma il riscatto è possibile nelle prossime dieci partite e già mercoledì con l'Avellino. Domani in ritiro parlerò a tutti i giocatori. Ognuno sarà messo di fronte alle sue responsabilità, basta con gli alibi, ne va della dignità collettiva, dal presidente ai tifosi."Parole dure, uscite dalla bocca di un uomo che è stufo di sentir solo belle parole :«Ci vogliono gli attributi, sempre, dalla mattina alla sera. E non bisogna più stare a sottilizzare, a cercare i se o i ma. La comprensione, le belle frasi di incoraggiamento non servono più, ora. Sotto con l'Avellino e poi, da mercoledì sera, sotto con l'Inter. La Juventus non merita certo, per il gioco espresso e le occasioni avute, i punti che ha adesso in classifica. Ma è inutile parlare di sfortuna. La fortuna viene se uno sa conquistarsela, bisogna cercarla e non stare ad aspettare».Marchesi si placa un attimo:«A Roma la partita era nata bene, si stava su un piano di equilibrio, poi, preso il primo gol su un colpo di testa di Desideri (con Tacconi che ha forse giudicato alta la traiettoria rimanendo a guardare n.d.r), abbiamo abbozzato una reazione e siamo stati nuovamente colpiti in contropiede. La solita storia, lavoriamo tanto e non raccogliamo nulla. Ma non dimentichiamo anche le due occasioni avute da Rush (sa un lancio di Tricella il gallese è arrivato in ritardo n.d.r.) A un calcio preso dà Cabrini in area. Chiedete a lui se era rigore, però».Cabrini non parla, evita di ricadere nel solito tranello del vittimismo. Boniperti è stato chiaro con tutti. Non serve a nulla. Così sta zitto Tacconi, stanno zitti Mauro e Bonini (sostituiti nel corso della partita con Alessio e Vignola), resta muto il gallese Rush. Tricella e Brio ripetono all'unisono:"In questo momento è inutile parlare, che cosa volete che si dica, è meglio star zitti e lavorare".Michael Laudrup, sotto accusa come e forse più di Rush (in due solo quattro gol segnati, tutti dal gallese) afferma:«Non ci resta che la Coppa Italia per riacquistare fiducia. Per la Uefa tutto dipenderà dallo spareggio con l'Inter. Ma per arrivarci bisognerà conquistare 12 o 13 punti, siamo ampiamente sotto media. Lo so che appare tutto così difficile, ma restano ancora venti punti in palio e non si può che migliorare. Bisogna invertire la tendenza di queste ultime partite. Non siamo rassegnati, siamo arrabbiati».
Franco Badolato
tratto da: La Stampa 1 marzo 1988