Nella stagione che precede il Campionato del Mondo di Calcio Spagna 82 c'é un appassionante duello nel massimo torneo italiano.
É il 31 Gennaio 1982 e Juventus ed Avellino si sfidano nella seconda giornata del girone di ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1981-82 allo Stadio 'Comunale' di Torino.
A fine campionato la Juventus conqusiterá la sua Seconda Stella da appuntare sul petto. Dopo un lunghissimo testa a testa con la Fiorentina allenata da Giancarlo DeSisti, la spunta all'ultima giornata grazie ad una vittoria esterna a Catanzaro con un rigore del partente Liam Brady.
Dall'altra parte ci sono gli Irpini che disputano una buona stagione e conquistano (anche senza fatica) la permanenza in Serie A.
Buona Visione!
Stagione 1981-1982 - Campionato di Serie A - 2 ritorno
Torino - Stadio Comunale
domenica 31 gennaio 1982 ore 15:00
JUVENTUS-AVELLINO 4-0
MARCATORI: Virdis 4, Brady rigore 27, Virdis 46, Virdis rigore 63
JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini, (c) Furino, Brio, Scirea, Marocchino, Bonini, Virdis, Brady (Prandelli 55), Fanna
A disposizione: Bodini, Osti, Tavola
Allenatore: Giovanni Trapattoni
AVELLINO: Tacconi, Rossi, Ferrari, Milella (Pezzella 46), Favero, Di Somma, Piga, Piangerelli, Juary, Vignola, Chimenti (D'Ottavio 46)
A disposizione: Di Leo, Venturini
Allenatore: Luis Vinicio
ARBITRO: Casarin
La squadra bianconera, sbloccato subito il risultato con il primo gol di Virdis dopo appena 5', è padrona del gioco come quindici giorni fa con il Catanzaro
Raddoppio di Brady su calcio di rigore e poi altre due reti del centravanti sardo (l'ultima dal dischetto)
La Juve casalinga ha la regola del quattro Trapattoni stavolta è soddisfatto
«Abbiamo segnato con belle manovre» #
Alla positiva prestazione dell'undici di Trapattoni fa riscontro l'opaca prova degli uomini di Vinicio
Gentile mette la museruola a Juary
Prandelli a metà ripresa è entrato al posto del claudicante Brady
Raddoppio di Brady su calcio di rigore e poi altre due reti del centravanti sardo (l'ultima dal dischetto)
La Juve casalinga ha la regola del quattro Trapattoni stavolta è soddisfatto
«Abbiamo segnato con belle manovre» #
Alla positiva prestazione dell'undici di Trapattoni fa riscontro l'opaca prova degli uomini di Vinicio
Gentile mette la museruola a Juary
Prandelli a metà ripresa è entrato al posto del claudicante Brady
TORINO — Juventus più che mài in groppa al campionato e decisamente più convincente di certi dati statistici con i quali da tempo l'Avellino suole arricchire la propria classifica generale. La curiosa storia di una squadra che subisce appena sei gol in sedici partite si conclude tristemente al Comunale, dove i bianconeri fanno addirittura violenza al singolare primato e costringono l'avversario a chinare il capo quattro volte, due per tempo. Ma a consolare la Juventus non è certamente questa semplice constatazione numerica; il rilievo importante è che la squadra tiene bene il passo spedito della Fiorentina e, nonostante il perdurare delle assenze di Bettega e di Tardelli, è in grado di alzare la voce e rassicurare coloro i quali sollevano quotidiane riserve sulle possibilità di resistenza di una squadra tuttora in fase di emergenza.
Il punteggio è rotondo, chiaro. Inappellabile. E vi si legge tutto un rapporto di forze espresso durante l'arco di una gara tenuta viva per un'ora e successivamente scaduta, per ovvie ragioni, ad un innocuo consumare il tempo. Protagonista è Pietro Paolo Virdis, per i tre gol messi a segno (due di testa ed uno su calcio di rigore), per l'ostinazione con la quale cerca fraseggi con i compagni di squadra e per l'armonia con la quale sa oggi adattarsi a portatori di palla come Marocchino e Fanna.
Il primo intervento dell'attaccante sardo si registra al 5': Brady taglia fuori la difesa con un calcio di punizione lungo e effetato. Virdis si avventa in tuffo e supera Tacconi. C'è già un presentimento nell'aria. Una volta infilata la chiave nella serratura di Vinicio, spalancare la porta non è più un gioco difficile e pericoloso. A quel punto la gara assume la sua autentica fisionomia. La Juventus, benedetta umiltà, si mantiene guardinga e circospetta, con Gentile ombra minacciosa sullo spaurito Juary, con Brio che addirittura surclassa Chimenti e con Furino che fa ricorso ad ogni astuzia tattica e psicologica per ridurre al minimo il raggio d'azione di Vignola, il migliore fra gli irpini. Non sappiamo se per supponenza o per innocente convinzione nelle proprie doti di ricupero, l'Avellino si apre come un ventaglio, alla ricerca di una soluzione che lo porti al pareggio senza subire ulteriori traumi. Le intenzioni si rovesciano: poiché gli irpini si protendono in attacco, i bianconeri tendono trappole a centrocampo per venire in possesso della palla e per replicare con immediati contropiede.
Vinicio forse non s'avvede del pericolo sempre crescente ed anche se la Juventus ottiene il raddoppio su rigore chiaro (28' Cabrini in area è contrastato da Favero e viene atterrato: Casarin dice rigore con qualche esitazione), è bene ricordare che Brady (14' e 26') fallisce di poco il raddoppio, imitato successivamente da Virdis, il quale (41') calcia con violenza su Tacconi. Insomma, quando Brady concretizza la massima punizione con un gran sinistro dal basso in alto, i conti tornano perfettamente. E sono del tutto platonici i turbamenti di Vinicio.
L'Avellino, nonostante i morbidi tocchi di Vignola, il gran correre di Piangerelli e la buona applicazione di Rossi e Ferrari, pasticcia parecchio, e solo con Chimenti dà fastidio a Zoff, da lunga distanza, al 42'. Due gol devono pesare troppo sulla coscienza dell'Avellino, indicata dalle graduatorie come la squadra meno perforabile del campionato. E da ciò scaturiscono probabilmente gli altri peccati di presunzione del «verdi» campani, i quali con l'intenzione di colpire almeno una volta la difesa juventina, si aprono di più e mostrano lacune ragguardevoli, scuciture di cui sanno approfittare Marocchino e Virdis, ben sospinti da un Brady in evidente crescita, da Furino, da Cabrini e da Scirea.
Bonini si muove col massimo impegno, ma ci pare meno lucido che in passato. Molte ingenuità ed incertezze commette Fanna, che nel finale si riscatta ampiamente. Scatta il contropiede bianconero, dicevamo, ed arrivano i gol. Il terzo (46)con Cabrini al traversone e con Virdis stupendo nello stacco di testa che lascia tutti di marmo, compreso l'incolpevole Tacconi.
Sempre evidente la prova grigia di Di Somma. Il quale gioca con una sufficienza che non gli abbiamo riscontrato in altre circostanze e che finisce per ripercuotersi sull'economia difensiva della squadra. A questo punto la Juventus trae già ampi motivi di soddisfazione. Anche se non ha ancora applicato la regola casalinga del «quattro». Bisogna infatti attendere il 64' prima di annotare il poker Juventino. In precedenza si fa più accademia che altro, si verificano più scambi incruenti di colpi di fioretto che «affondi» incisivi. Per l'Avellino Vignola continua a macinare chilometri e costruire azioni. Suo è il tiracelo che Zoff (60') devia con bravura contro la traversa. E' l'ultimo fuoco di una squadra ormai spenta e demotivata. Il verdetto finale viene confezionato dà Virdis al 64': Prandelli lo «pesca» in movimento (a nostro avviso c'è un fuorigioco del terzino sinistro), ed il sardo entra in area, evita Tacconi, ne viene però atterrato e il rigore è la fatale conseguenza.
Sempre evidente la prova grigia di Di Somma. Il quale gioca con una sufficienza che non gli abbiamo riscontrato in altre circostanze e che finisce per ripercuotersi sull'economia difensiva della squadra. A questo punto la Juventus trae già ampi motivi di soddisfazione. Anche se non ha ancora applicato la regola casalinga del «quattro». Bisogna infatti attendere il 64' prima di annotare il poker Juventino. In precedenza si fa più accademia che altro, si verificano più scambi incruenti di colpi di fioretto che «affondi» incisivi. Per l'Avellino Vignola continua a macinare chilometri e costruire azioni. Suo è il tiracelo che Zoff (60') devia con bravura contro la traversa. E' l'ultimo fuoco di una squadra ormai spenta e demotivata. Il verdetto finale viene confezionato dà Virdis al 64': Prandelli lo «pesca» in movimento (a nostro avviso c'è un fuorigioco del terzino sinistro), ed il sardo entra in area, evita Tacconi, ne viene però atterrato e il rigore è la fatale conseguenza.
A Virdis (Brady è uscito perché claudicante in seguito ad una contusione alla coscia sinistra) il compito di chiudere questo pomeriggio festoso per lui e per la Juventus. L'Avellino esce dal campo a capo chino. Ha tanti rimproveri da muoversi, anche se contesta ancora la validità della decisione di Casarin sul primo rigore. A nostro avviso non è quello l'episodio determinante del match. Il destino si compie al 5', quando già Virdis va in gol.
Angelo Caroli
Vinicio giustifica la pesante sconfìtta accusando l'arbitraggio
TORINO — La Juventus doma il temuto Avellino e Trapattoni non può che rallegrarsene. Teneva in grande consideratone la squadra di Vinicio, ma dopo soli quattro minuti di gioco la sua tensione nervosa si è allentata, il bel gol di Virdis ha rotto l'equilibrio in campo. Commenta l'allenatore bianconero:
Fabio Vergnano
tratto da: La Stampa 1 febbraio 1982
«Partita difficile, come previsto, ma i miei l'hanno presa seriamente, con grande concentrazione e puntiglio. Brava Juve quindi, perché ha saputo arrivare al gol anche con manovre pregevoli».Trapattoni analizza la partita con serenità:
«Abbiamo chiuso il primo tempo sul 2-0 ma poteva starci anche qualche gol di più. Nella ripresa il ritmo è calato, ma la nostra supremazia è rimasta intatta. Una prova della buona forma della squadra ed è proprio questo che mi interessa al di la del punteggio finale più o meno rotondo».I due rigori fanno discutere e protestare il tecnico avellinese Vinicio. Trapattoni non si sbilancia invece:
«Prima di giudicare l'arbitro — dice — preferisco rivedere i gol in televisione. In occasione del fallo su Cabrini però mi pare che l'arbitro non abbia esitato e poi Antonio è molto bravo a coprire il pallone con il sinistro».L'elogio di Trapattoni è collettivo, ma poi il tecnico scende nel dettàglio.
«Molto bene Fanna — ammette — che ha sbagliato qualcosa per troppa precipitazione ma che si è inserito bene, applicando alla perfezione quello che gli chiedo. Virdis ha dimostrato la sua maturità, sa stare in campo e mi è sembrato lucido sul plano dell'organizzazione del gioco. Ma tutti, ripeto, mi hanno soddisfatto. Io cerco di ottenere il meglio dalla "rosa" di cui dispongo, quindi non importa se c'è Galderisi o Fanna: con chiunque questa Juve può arrivare al gol».Infine uno sguardo alla classifica:
«I valori del campionato — conclude Trapattoni — vanno livellandosi. La Roma ha perso, ma se il Cesena ha giocato come contro di noi non mi stupisco. I giallorossi non sono ancora fuori, anche se la Fiorentina non molla. Anche l'Inter tiene, quindi a decidere saranno i confronti diretti».Brady ha coronato la sua prestazione con il primo gol stagionale, arrivato su rigore. Poi ha abbandonato il campo dopo dieci minuti del secondo tempo per una botta alla coscia sinistra, ma è soddisfatto:
«Non sono ancora quello dello scudetto — dice onestamente — ma sono sulla strada buona. Comunque giudicatemi voi: io parlo solo della Juventus, che ha giocato davvero bene. Per lo scudetto saranno decisivi gli scontri diretti. La Roma non è ancora fuori corsa»Anche Fanna sembra contento:
«Peccato però — ricorda — per quella grossa occasione del primo tempo. Ho sentito un fischio, pensavo fosse l'arbitro e ho avuto un'incertezza fatale. Con questa determinazione però la Juventus farà paura a tutti. I gol fioccano, non ci sono problemi».Fanna spiega poi perché, secondo lui, sull'asiane del quarto gol (rigore di Virdis) non c'era fuorigioco:
"Sul lancio di Prandelli, Virdis era in posizione regolare in quanto dall'altra parte del campo c'erano due giocatori che tenevano in gioco sia lui che Marocchino. Giusta quindi la decisione del segnalinee».Ancora una volta Cabrini ha dimostrato di essere in gran forma. Prima della partita ha ricevuto dal presidente della Lega, Righetti, il premio «Pozzo» per le venti partite in Nazionale. Un po' in ritardo visto che ne ha già collezionate 31:
«Sul rigore Favero è stato molto ingenuo — racconta — perché mi ha colpito il piede destro atterrandomi anche se a quel punto io non sarei più riuscito a convergere al centro. Comunque quando si vince cosi largo c'è poco da discutere, mi pare».Giornata di tutta trqnauillità per Gentile che ha messo la museruola a Juary senza troppo penare:
«Non è,stata una grossa fatica — ammette — perché Juary ha ricevuto pochi palloni glocabili. Del resto contro questa Juve c'era poco da fare. Ancora una volta abbiamo dimostrato che il problema del gol non è in realtà un problema».Chiude Zoff, pacato come sempre. Dino ha compiuto parate decisive:
«Una buona partita — dice — ma non esageriamo con gli elogi. La Juventus continua ad esprimersi su uno standard discreto. Vedremo».
Fabio Vergnano
tratto da: La Stampa 1 febbraio 1982