É il 4 Novembre 1979 e Lazio e Juventus si sfidano nell' ottava giornata del girone di andata del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1979-80 allo Stadio 'Olimpico' di Roma.
I bianconeri contendono fino all'ultimo lo Scudetto con l'Inter peró al termine del campionato peró sará solo secondo posto dietro i nerazzurri.
Dall'altra parte ci sono i biancoazzurri che dopo essersi salvati dalla retrocessione in Serie B sul campo, devono abbandonare la massima divisione per via dello scandalo dell 'Calcioscommese'.
Buona Visione!
Stagione 1979-1980 - Campionato di Serie A - 8 andata
Roma - Stadio Olimpico
domenica 4 novembre 1979 ore 14:30
LAZIO-JUVENTUS 1-0
MARCATORI: Verza autorete 11
LAZIO: Cacciatori, Tassotti, Citterio, Wilson, Pighin, Zucchini, Garlaschelli, Labonia (D'Amico 69), Giordano, Nicoli, Viola
A disposizione: Avagliano, Manzoni
Allenatore: Roberto Lovati
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini (Virdis 46), (c) Furino, Gentile, Scirea, Causio, Tardelli, Bettega R., Verza, Marocchino
A disposizione: Bodini, Brio
Allenatore: Giovanni Trapattoni
ARBITRO: Barbaresco
Dopo i successi nel derby e col Napoli riaffiorano i soliti problemi nella squadra di TrapattoniJuventus al rallentatore punita dalla LazioI romani sfruttano «l'infortunio» di Verza, difendendo il vantaggio con una bella prova collettivaTardiva la reazione dei bianconeri, che solo nella ripresa danno un po' di pepe alle loro manovreIncidenti a Cabrini e Bettega: il primo non giocherà mercoledì al Comunale per il «ritorno» di Coppa delle Coppe col Beroe, incerto il secondoDAL NOSTRO INVIATO ROMA — Vince la Lazio, che all'11' approfitta di una sventuratissima autorete dell'incolpevole Verza. E' l'episodio decisivo, che rimuove il risultato, altrimenti destinato al più equilibrato dei pareggi. Il successo dei laziali rende ora precaria la situazione psicologica della Juventus, costretta mercoledì ad affrontare in Coppa delle Coppe il Beroe e successivamente l'Inter a San Siro, in campionato.
Continua la crisi di gioco della squadra di Trapattoni, che qui all'Olimpico poteva raccogliere di più se avesse approfittato della contingente debolezza dell'avversario, privo di Manfredonia e di Montesi. La Juventus si è preoccupata di limitare innanzitutto il raggio di azione di Giordano, che attraversava un felice momento. Per raggiungere lo scopo ha fatto ricorso a Cuccureddu che si è disimpegnato molto bene, e si è avvalsa del prezioso sostegno di Scirea e di Furino, sempre pronti ad intervenire in seconda battuta. E poiché l'altra punta laziale, Garlaschelli, era ridotta presto all'inefficenza più totale a causa del marcamento soffocante di Cabrini prima (si è infortunato al 41') e di Gentile dopo, s'era creata una situazione di vantaggio per i bianconeri.
La Lazio poteva infatti proporre il gran prodigarsi di Viola, la generosità di Wilson, la diligenza di Tassotti, Citterio e Pighin, ma non disponeva di elementi capaci di aiutare più da vicino l'azione isolata di Giordano e Garlaschelli. Ma la Juventus non si è adattata alle circostanze, ha macinato gioco senza raccogliere farina perché lo ha fatto con scarso senso di responsabilità, perlomeno nel primo tempo. Non ha reagito all'autorete di Verza (è la quinta che la Juve subisce all'Olimpico in partite disputate contro i laziali e i romanisti) con il piglio dovuto, continuando a trascinare la palla con movimenti rallentati e dunque scontati e prevedibili; c'era anche una lentezza strana nel concepimento di un concetto di gioco. Se i bianconeri avessero fatto ricorso alla convinzione messa in pratica nella ripresa forse avrebbero ottenuto quel pareggio che sarebbe stato il risultato più equo in un match del genere.
Ieri alla Juventus sono mancati soprattutto Bettega (che però ha l'attenuante di aver giocato il secondo tempo con una distorsione ad una caviglia) e Causio, elementi troppo importanti nell'economia della squadra: servono a disorientare i piani dell'avversario ed a stimolare i giovani colleghi. I due non sono risultati utili sia nella prima che nella seconda funzione. In simili frangenti, la Juventus non ha potuto dare vitalità alle proprie offensive, anche se si giovava di un Marocchino sufficiente e mobile.
Ha rimandato tutto nella ripresa, quando ha mostrato più carattere e decisione. Proprio nel secondo tempo si registrava un'inversione di tendenza: il gioco elaborato, fiacco e ruotiniero acquistava pepe; la manovra diventava più piccante ancorché sterile. Marocchino aveva il pallone più propizio fra i piedi ma lo sciupava con una girata affrettata nell'esecuzione. E l'altro giovane, Verza, mancava di autorità al momento di battere in porta. Forse Verza era rimasto shoccato dalla sciaguratissima autorete. La Lazio arginava con molta cautela questo ritorno di fiamma della Juventus, finalmente più convinta nella ricerca del risultato. Lo limitava anche con una prova collettiva lodevole, basata su un commovente aiuto reciproco. Viola e Wilson, uno' davanti e l'altro indietro, trascinavano tutti. Giordano e Garlaschelli risultavano sempre e troppo emarginati, anche per il marcamento spietato che dovevano subire.
Il forcing finale della Juventus creava confuse mischie davanti a Cacciatori, che sapeva difendere il risultato. La Juventus forse si' appellerà all'infortunio di Cabrini, il quale dopo la sosta ha dato il cambio a Virdis. Ma sul piano tattico questo avvicendamento non ha cambiato molto (forse dinamicamente si), poiché in! quel momento Gentile si era già bene adattato a Garlaschelli. Inoltre, Virdis poteva costituire un'ennesima alternativa d'attacco e costringere il centrocampo avversario a indietreggiare e ad allontanarsi ancor più da Giordano e Garlaschelli. Questo in teoria; ma all'atto pratico Virdis risultava quasi nullo. Pericoli finali ne correva Cacciatori, ma su azioni confuse. Quando una squadra non libera al tiro un' uomo, solitamente soccombe. E quando un suo uomo liberato al tiro fallisce per, mancanza di personalità o autorevolezza, deve chinare il capo davanti al destino di un'autorete.
Resta da dire dell'esemplare comportamento del pubblico e dei giocatori. L'Olimpico, teatro sette giorni fa di un drammatico episodio che ha portato il lutto in una famiglia romana e sgomento nel calcio, non ha vissuto di risse, non ha esibito striscioni offensivi, non ha dato vita a scene grottesche di carnevale macabro. Tutti hanno compiuto un puro e semplice esercizio sportivo.Angelo Caroli
I bianconeri demoralizzati, Trapattoni amareggiatoCuccureddu: «E' finita se continuiamo così»DAL NOSTRO INVIATO ROMA —All'Olimpico, una settimana dopo la tragica fine di Vincenzo Paparelli. E' difficile vivere e parlar di calcio in simili momenti d'intensa commozione. Strana e nuova atmosfera allo stadio. Via bandiere e striscioni, parcheggi semivuoti, tanta polizia e pochi spettatori anche per una partita di richiamo come Lazio-Juventus.
La gente che è rimasta a casa o ha deciso di andare altrove lo ha fatto spinta da timore e nausea di violenza. Chi era presente ha degnamente ricordato un fatto che ha nello stesso tempo scosso e unito l'Italia. I 90 minuti di gioco sono trascorsi in una cornice diversa, con quel civile comportamento corale che lo sport sempre pretenderebbe. Un pomeriggio di pace, dunque, con omaggio floreale dei capitani Wilson e Furino prima della sfida in memoria dello scomparso Paparelli e quello del Juventus Club di via Bogino, capeggiato da Perruquet ed un unico striscione che invitava alla pace. Più che ad una partita di calcio, pareva assistere ad un concerto in un conservatorio, tale era il silenzio e la compostezza che accompagnavano il gioco.«Si è tornati indietro di trentanni»,hanno commentato gli anziani. Ma molti si sono chiesti:«Fino a quando durerà la tregua?».Un interrogativo che rimane senza risposta, dopo 90 minuti d'impegno ed esempio. In campo due squadre con esigenze diverse. Ha vinto la Lazio grazie ad un'autorete di Verza. Un gioco mediocre da entrambe le parti, che ha evidenziato le ormai note lacune della Juventus. Una volta in svantaggio, il dover rimontare ò diventata un'impresa quasi impossibile per i bianconeri, se si considera la loro debolezza a San Siro. Questo nonostante Trapattoni abbia rivoluzionato cento volte la formazione dall'inizio di stagione, proponendo tutte le soluzioni a disposizione.
Una Juventus che veniva da due successi con Torino e Napoli, ma che fatica enormemente nell'impostare e condurre la manovra. Il viso di Boniperti, le attenuanti dedicate da Trapattoni al collettivq, esprimono un malessere al quale la squadra è ormai abituata dopo stagioni di gloria. Una Juventus, insomma, ancora coinvolta in una delicata fase di transizione. Vecchia guardia e giovani non riescono infatti a trovare una giusta dimensione, basta poco per perdersi nel nulla. Roberto Bettega, l'antico Bobbv-gol, ha concluso la partita acciaccato, demoralizzato. Cosa dire negli spogliatoi se non tornare insieme su una malattia con aspetti cronici? La Juve stenta, purtroppo; non possiede più il passo d'un tempo recente, lo smalto sé nè andato. E' presto per assegnare lo scudetto, certo è che diventa sempre più complicato recuperare punti sprecati in malo modo.«Se continuiamo così — ha commentato in un angolo Antonello Cuccureddu — allora è davvero finita. Dovremo rassegnarci. Ci rendiamo conto del generale stato di disagio, ma ci riesce difficile reagire».Domenica prossima ci sarà l'Inter a San Siro per la Juventus e prima il conto da liquidare in Coppa Uefa con il Beroe di Stara Zagora che viaggia a gonfie vele in campionato.«Non c'è nulla di compromesso — ricorda Trapattoni, costretto a salti mortali dialettici —, ma è certo che dovremo lavorare moltissimo, mentre tempo fa ogni cosa ci riusciva con naturalezza».Una Juventus, insomma, che ha offerto una sbiadita immagine, stupendo chi ancora non la conosceva in questa incerta versione. Questo nonostante la reazione orgogliosa nella ripresa, che poteva portare al pareggio, dopo un primo tempo evanescente, che ben legava con la scarsa voglia di giocare dei laziali.Ferruccio Cavaliere
Le pagelle dei giocatori torinesi allo stadio OlimpicoCuccureddu bravo, troppo svogliato BettegaZOFF — Poco lavoro, ma salva la domenica parando in maniera ineccepibile il pallone che Zucchini gli scaglia da pochi metri. Peccato l'intervento di Verza... Bravo anche quando devia in angolo, al 68', una conclusione forte di Viola.CUCCUREDDU — Fra i migliori. Ha il compito più severo che svolge bene. Giordano fa poco e quel poco soltanto in zone neutre.CABRINI — Buono su Garlaschelli. Quando si sgancia da lui per spingersi più avanti, nella zona dì Zucchini. è fermato da un infortunio.FURINO — Solita vecchia volpe, che sa dove operare. Aiuta tutti i compagni che ne hanno bisogno. Tiene bene la zona ed ha la volontà che manca Invece a molti. Tocca tanti palloni, dunque qualcuno lo sbaglia.GENTILE — Gioca bene sia su Nicoli, all'inizio, sia su Garlaschelli. Ritrova vitalità. Controlla bene l'avversario e spinge avanti, se occorre. Prestazione positiva.SCIREA — Meno perentorio del solito in fase di fluidificazione. Si preoccupa di raddoppiare la marcatura su Giordano o su Garlaschelll.CAUSIO — Doveva essere la sua giornata; il terreno è buono, il suo difensore non particolarmente cattivo, il pubblico ben disposto. Prepara l'azione con destrezza ma la sciupa puntualmente in dribbling superflui.TARDELLI — Un altro che merita la sufficienza. Corre per tre ed è sempre presente. Pare appesantirsi quando si porta sul limite dei «sedici metri avversari»; forse e la fatica. Risulta, comunque, utile.BETTEGA — Mal disposto, si avventa su due bei palloni con colpi di testa sicuri. Poi scompare. E' come assente, svogliato. Nella ripresa lamenta una distorsione ad una caviglia ed ha le sue attenuanti.VERZA — L'autorete lo mette fuori combattimento. Deve essere stato un brutto colpo per lui. Non ha colpe però sull'episodio. Gioca in maniera impersonale. Gli manca, in fase conclusiva, la zampata vincente.MAROCCHINO — Prova positiva; si muove bene e con intelligenza. Non trova profitto dalla vicinanza di Bettega, né dalla successiva presenza di Virdis.VIRDIS — Entra nel secondo tempo. Si vede poco. Continua a deludere.Angelo Carolibrani tratti da: La Stampa 5 novembre 1979