venerdì 11 luglio 2025

7 Febbraio 1971: Bologna - Juventus

É il 7 Febbraio 1971 e Bologna Juventus si sfidano nella seconda giornata nel girone di ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1970-71 allo Stadio 'Renato Dall'Ara' di Bologna.

Nel campionato che consacra l'Inter come Campione d'Italia, i bianconeri si imbattano in una tragedia che sconvolge la loro stagione agonistica. Infatti il giovane allenatore Armando Picchi scompare dopo una breve malattia. La dirigenza juventina si affiderá così all'esperto Čestmír Vycpálek, ma concluderá la stagione in un anonimo quarto posto finale.

Dall'altre parte ci sono i rossoblu emiliani che disputano una gran bella stagione: quinto posto finale, ed un posto nelle prossime Coppe Europee.

Buona Visione! 



bologna



Stagione 1970-1971 - Campionato di Serie A - 2 ritorno
Bologna - Stadio Comunale
domenica 7 febbraio 1971 ore 15:00 
BOLOGNA-JUVENTUS 1-0
MARCATORI: Perani 61

BOLOGNA: Vavassori, Roversi, Fedele, Cresci, Janich, Gregori, Perani (Scala 61), Rizzo, Savoldi, Bulgarelli, Pace
A disposizione: Adani
Allenatore: Edmondo Fabbri

JUVENTUS: Tancredi, Spinosi, Furino, Cuccureddu, Morini, (c) Salvadore, Haller, Causio, Novellini, Capello F. (Savoldi 75), Bettega R.
A disposizione: Piloni
Allenatore: Armando Picchi

ARBITRO: Mascali
ESPULSIONI: Causio 73, Allenatore Picchi 75 (Juventus); Roversi 73 (Bologna)




La Juventus è caduta a Bologna 
Un Haller smarrito 
Decide lo "zoppo", Perani prima di uscire per uno strappo  

Bologna, lunedì mattina. Il sole di Bologna e l'uno a zero subito dalla Juventus forse deprimeranno tanti tifosi che avevano sperato dopo la vittoria bianconera di domenica scorsa, ottenuta a suon di gol in un clima infame. Ma questa è una partita da esaminare o no?
Da varie angolazioni ottiche, se si vuole venire a capo dei segreti che contiene. E senza dare troppa importanza ai dati di cronaca che suonano cosi fragorosi, come le tre espulsioni decise dall'arbitro Mascali: un gesto che produce clamore ma che non può far diventare arrosto ciò che è fumo. C'è un cartello in un bar bolognese. Forse con eccessiva passione dice: 
«L'arte pura del pallone te l'insegna Balanzone ». 

Non è che sul campo la squadra di Fabbri abbia svolto una lezione d'alto tono accademico. Però ha costruito un gioco più sbrigativo, più essenziale e pratico di quello juventino e il risultalo non poteva che confermarlo. Alla grande spinta agonistica che i bianconeri hanno cercato di dare alla gara, i rossoblu sono sempre riusciti a rispondere con altrettanta carica, in un equilibrio di gioco che sottolineava i pregi e l'impostazione delle due squadre, ma che in fase risolutiva vedeva i bolognesi più decisi, meno incerti sull'ultimo passaggio, più rapidi nella soluzione. 

Al grande pubblico (un terreno di casa per la Juventus, con le decine di migliaia di tifosi giunti dalla Romagna) è mancato un protagonista: Haller. Il tedesco, per eccesso di smania, per volontà di strafare, per lo straripamento di un puntiglio iniziale, ha perso la misura della gara e di se stesso. La folla tifosa del Bologna gli ha riservato un coro costante di ululati fino all'ultimo minuto. Via via, Haller ha smarrito la concentrazione, ha perduto il senso preciso della posizione da tenere in campo, è arretrato secondo un istinto negativo che gli impediva di sfruttare al meglio le sue doti e che favoriva addirittura un inserimento in attacco del suo marcatore Fedele, a tutto scapito di Furino, costretto a battersi su più di un uomo. Alla fine, beccato senza pietà, frastornato, Helmut si accontentava di toccare pochi palloni, rinunciando a qualsiasi tentativo di liberarsi in avanti. Un gol lo avrebbe certamente esaltato, una progressiva inerzia iniettatagli dalla folla lo ha addirittura cancellato dal campo per degli interi quarti d'ora. 

Senza l'Haller delle grandi occasioni, la Juve ha cercato di costruire il gioco imbastendo manovre veloci, facendo leva su un Salvadore in grandissima giornata, assai abile negli sganciamenti, ma i pochi palloni in area avversaria sono stati deviati dai difensori rossoblu, mastini dalla potenza, e dal carattere di un Janich o di un Cresci, e da Vavassori, che ha deviato due palle-gol. Si è battuto Bettega. si è battuto Novellini, ha costruito e protetto Capello, ma talune falle tra i bianconeri venivano da Causio, combattivo ma anche in affanno, e soprattutto dal « vuoto » che Haller creava con spostamenti casuali o con arretramenti che obbligavano tutti a un passaggio in più prima di far scattare il lancio profondo. 

L'orgogliosissimo Bologna ha disputato una gara notevole, non esitando mai, superando i rari momenti di crisi con animosi recuperi, imperniando il gioco su un Bulgarelli che ogni tanto ha bisogno di rifiatare ma che non sbuccia, non perde, non sciupa mai il pallone utile. E' una gara da leggere almeno su due piani. Il piano del gioco e quello che invece è dipeso dalle confusionarie decisioni dell'arbitro Mascali. Maniaco dei tacchetti (che controlla uno per uno negli spogliatoi), evidentemente pieno di puntiglio più che di calma e di discernimento, dopo il primo tempo l'arbitro ha perduto completamente il senso della gara. 
Per uno scontro con relativo e tradizionale battibecco tra Spinosi e Roversi, tra i quali sì caccia Causio, al 29' espelle sia quest'ultimo che il terzino bolognese, caccia dal campo Picchi (già in precedenza ammonito per qualche parola di troppo), e, insomma, rischia di far precipitare una gara che l'animosità degli atleti non aveva compromessa. 

Anche il gol del Bologna merita una descrizione in chiave quasi psicanalìtica: è il 15' del secondo tempo, mentre Pace sta per battere una rimessa laterale all' altezza dell'area bianconera, Perani zoppicante si avvia verso la panchina di Fabbri per chiedergli di essere sostituito. Pace allunga il pallone a Bulgarelli, che tenta un avvio, poi vede Perani là dietro, ferito, e lo invita con un passaggio a ritroso. Perani fa l'ultimo scatto e evidentemente, malgrado il dolore alla gamba « stirata » si lascia sedurre dalla voglia di gioco. S'avventa sul pallone e gli scarica addosso tutta la forza che gli è rimasta. Ne nasce un tiro da una quindicina di metri che arriva velocissimo sulla sinistra di Tancredi in tuffo, sfiora la mano del portiere e stabilisce la vittoria bolognese. 

Zoppicando, Perani se ne va dal campo. Prima, Tancredi aveva prodigiosamente deviato tre palle-gol (al 28', al 40' e al 44' del primo tempo) su un colpo di testa di Savoldi, su un altro tentativo di Pace liberato in dribbling da Savoldi e su una deviazione di Fedele: e proprio queste tre occasioni dimostrano la continuità e la pericolosità delle manovre bolognesi. Pochi minuti dopo il gol, tra il 22' e il 25', ecco la Juventus in grado di pareggiare: corner battuto da Causio, micidiale colpo di testa di Salvadore che consente a Bettega di rovesciare a rete, ma Vavassori compie un autentico miracolo deviando. Infine, su un altro corner con la Juve che cerca di chiudere i bolognesi in area, la palla va da Haller a Spinosi a Capello, che tocca di testa e ancora le unghie di Vavassori arrivano a deviare. Da questo momento la partita si spegne e chi la incenerisce è proprio l'arbitro, espellendo i due giocatori e Picchi, mentre il Bologna s'accontenta di fare gioco dimostrativo. Depauperata di una pedina determinante come Haller, la Juventus ha speso il massimo delle energie, mostrando un Salvadore irriducibile e un Novellini che per certe rapide intuizioni in attacco è un uomo utile, un Capello sagace nel lavoro di regìa: ma sono riemersi anche i difetti di impostazione nel gioco profondo, forse sottolineati proprio dall'« assenza » di un uomo indispensabile come è Helmut.

L'intelaiatura della squadra dimostra di saper reggere agli urti di un avversario organico e battagliero come è il Bologna, a cui tuttavia non si poteva concedere un uomo in più. Fabbri, ovviamente, parla di grande partita, di mcritatissima vittoria e di risultato che va al di là delle cifre: la gara invece, anche se spesso piacevole e talora agonisticamente accanita, non ha mai toccato punte molto alte di gioco, proprio per l'equilibrio delle due squadre, impegnate ad annullarsi uomo su uomo in duelli serrati, che solo lo spettatore di gusto facile e un arbitro dai riflessi appannati o convulsi possono confondere con intenzioni rabbiose.

Juventus e Bologna, malgrado il diverso risultato ottenuto sul campo, sono squadre dal carattere ben preciso, dai contorni che via via si vanno chiarendo: tutt'e due hanno bisogno di registrare reparti, di dare ordine e razionalità alla spinta di elementi molto giovani, ma tutt'e due sembrano, pur se in embrione, squadre d'avvenire. Maturando, e con la necessaria celerità che urge nel giro di una stagione calcistica, possono raggiungere un livello costante di gioco e di alta levatura. 
Certo il gol subito a Bologna allontana le speranze coltivate appassionatamente dai tifosi dopo i cinque gol strappati al fango e al modesto Catania una settimana fa. Ma consente anche una valutazione più meditata sul futuro, senza creare illusioni inutili. Il lavoro di elaborazione tattica per i responsabili della squadra bianconera non è finito: un più ricco ventaglio di schemi in attacco non potrà che stimolare le doti dei vari Bettega, Novellini, Savoldi, Anastasi, da ricondurre ad un fruttifero raziocinio. Anche lo spreco di gioco, talvolta, rischia di creare le premesse per un non-gioco. 

Giovanni Arpino
tratto da: La Stampa 8 febbraio 1971




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BOLOGNA-JUVENTUS 1-0 1970-71 17a giornata l'ex juventino Giuseppe Vavassori respinge il tiro ravvicinato di Roberto Bettega

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