É il 18 Agosto 2013 e Lazio e Juventus si sfidano nella Supercoppa Italiana TIM allo Stadio 'Olimpico' di Roma.
É una Juventus tutta record questa guidata in panchina dal 'gladiatore' Antonio Conte. Sará ricordata come la Juve dei 102 punti finali che strapazza tutti e conquista così il suo trentaduesimo scudetto. Pensate che l'Inter (fermatasi ad un onorevole quinto posto) finisce a ben quarantadue (42!) punti di distacco dalla squadra Campione d'Italia.
Buona Visione!
Supercoppa Italiana 2013-2014 - Finale
Roma, campo neutro - Stadio Olimpico
Domenica 18 agosto 2013 ore 21.00
LAZIO-JUVENTUS 0-4
MARCATORI: Pogba 23, Chiellini 52, Lichtsteiner 54, Tevez 56
LAZIO: Marchetti, Cavanda, Biava, Dias, Radu (Ederson 58), Candreva, Biglia, Ledesma C. (Floccari 58), Hernanes (Onazi 70), Lulic, Klose
Allenatore: Vladimir Petkovic
JUVENTUS: Buffon, Barzagli (Caceres 75), Bonucci, Chiellini, Lichtsteiner (Ogbonna 82), Vidal, Pirlo, Marchisio C. (Pogba 20), Asamoah, Tevez, Vucinic
Allenatore: Antonio Conte
ARBITRO: Rocchi
I campioni d'Italia umiliano i biancocelesti imponendosi grazie alle reti di Pogba, subentrato all'infortunato Marchisio, Chiellini, Lichtsteiner e Tevez. I biancocelesti sono durati solo un tempo
ROMA - E' tornata la Juve. Dopo un precampionato anonimo, alla prima gara ufficiale la squadra di Conte rispolvera la propria superiorità tecnica e tattica e travolge per 4-0 la Lazio nella finale di Supercoppa. Un successo pesante che consente ai campioni d'Italia di raggiungere il Milan a quota 6 in vetta all'albo d'oro della manifestazione e che conferma che anche quest'anno sarà dura strappare lo scudetto dal petto ai bianconeri.
PETKOVIC, IL 4-2-3-1 NON HA CONVINTO - La Lazio torna a casa a testa bassa, umiliata davanti ai propri tifosi ma anche con la consapevolezza che il risultato, in fondo, non rende merito allo sforzo profuso. Per un tempo i biancocelesti hanno giocato alla pari con i rivali crollando psicologicamente solo dopo aver incassato di rimessa il raddoppio da Chiellini. Di certo il modulo col doppio playmaker non ha convinto, tanto meno Hernanes nel ruolo di trequartista alle spalle di Klose. Per Petkovic, insomma, c'è ancora da lavorare.
TEVEZ UNICA NOVITA' DI CONTE - Alla prima ufficiale della stagione Conte è andato sul sicuro proponendo il tanto caro 3-5-2 con Tevez unica novità rispetto alla passata stagione. Petkovic ha replicata varando il nuovo 4-2-3-1 con Biglia secondo regista accanto a Ledesma e Cavanda rispolverato in extremis titolare dopo 7 mesi a causa di un sospetto stiramento dell'ultim'ora occorso a Konko.
Eravamo rimasti alla Juve e dalla Juve ricominciamo. Quattro gol alla Lazio all’Olimpico, è suo il primo trofeo della stagione, suo per manifesta superiorità tecnica, tattica, atletica e soprattutto per mentalità.
La squadra campione d'Italia ha distrutto la Lazio nei primi 12′ della ripresa, quando tutto era diventato facile, fin troppo, ma ha vinto la Supercoppa nel primo tempo, quando lo scenario era ben diverso, quando occorreva preoccuparsi anche dell’avversario, non solo del proprio gioco. In quei 45 minuti, come gioco, la Juve non ha fatto niente di più della Lazio. Si è avvicinata cautamente alla porta di Marchetti, insidiato da lontano solo da Vucinic. Ma la caratteristica principale della squadra di Conte, nota da un paio di anni in Italia, è stata ribadita proprio in quel primo tempo: la Juve vince le partite pari, quelle che vanno piegate con la forza che una squadra ha dentro.
Questi quattro gol, più che sufficienti per conquistare il trofeo, il quarto dell’èra-Conte, hanno reso entusiasmante la partita ma hanno avuto soprattutto il potere di trasmettere al resto della Serie A il messaggio più temuto: la Juve ha ancora fame, ha rabbia, ha voglia, la Juve non si ferma, non si accontenta. Non aveva mai vinto in questa calda estate, quando l’ha fatto si è ricordata chi è e cosa vuole. Resta, sull’altro fronte, una brutta immagine della Lazio, sbagliata all’inizio da Petkovic e troppo arrendevole quando la Juve ha fatto la faccia cattiva. O non si è accorta cosa stava succedendo in campo o non ha avuto la forza di ribellarsi. In ogni caso, è un problema.
Nella svolta ha inciso (in positivo) anche l’infortunio di Marchisio, uscito al 21′ per un problema al ginocchio. Al suo posto è entrato Pogba che ha aspettato un centinaio di secondi prima di lasciare il suo marchio sulla Supercoppa. L’azione del gol juventino ha messo in risalto la pessima disposizione della difesa laziale (già pizzicata qualche minuto prima) su punizione. Vista anche la natura dei gol incassati nella ripresa, su questo dissolversi difensivo Petkovic dovrà riflettere, presto e bene. Palla a 30 metri per un intervento (che non è sembrato falloso) di Dias su Tevez, quando Pirlo si è avvicinato per batterla gli occhi di Marchetti si sono sgranati, c’era apprensione per la "maledetta", invece Pirlo ha solo benedetto il pallone che ha toccato a destra per Lichtsteiner, abbandonato dai laziali al limite dell’area, cross, rimpallo di Radu, sinistro di Pogba, Juve in vantaggio.
Mentre Marchisio stava giocando una partita assai bloccata di fronte a Biglia, il francesino è entrato e ha cominciato a strappare, con l’esuberanza e l’arroganza dei suoi vent’anni ha creato difficoltà sul piano dinamico al centrocampo laziale. Centrocampo a cui stava mancando l’apporto di Hernanes che Petkovic aveva addossato a Pirlo. Un costruttore che doveva demolire un altro costruttore. Pirlo non lo ha sofferto più di tanto, mentre il brasiliano ha patito questo compito, tanto da non entrare mai in partita. Ne era fuori per una ragione tattica (quindi senza responsabilità), ma anche tecnica (e qui le sue colpe erano evidenti). In ogni caso, tre registi (Ledesma e Biglia, oltre a Hernanes) in mezzo al campo erano troppi per dare velocità alla manovra della Lazio e per rientrare più rapidamente in possesso della palla.
La Lazio frullava sulle fasce, ma Candreva e Lulic concludevano spesso sbagliando misura gli attacchi sugli esterni. Preso il gol, la Lazio ha avanzato di una ventina di metri e la Juve ha aspettato con calma, cercando di far partire Tevez e Vucinic. Nella ripresa Petkovic ha spostato Hernanes dalla marcatura di Pirlo ma è stato come se tutta la Lazio si fosse spostata dalla partita, anzi, dall’Olimpico. Non c’era più. In 12′ la Juve l’ha demolita, sbriciolata, annientata. Ha preso il 2-0 con un contropiede iniziato da un angolo a suo favore, contropiede lanciato da Pirlo, rifinito da Lichtsteiner e concluso da Chiellini; due minuti dopo ha incassato il terzo gol ancora in contropiede e ancora con Lichtsteiner protagonista stavolta decisivo (ma dov’era finito Lulic?) su assist di tacco di Vucinic; è stata definitivamente sepolta da Tevez nonostante la doppia prodezza di Marchetti. Petkovic aveva preparato i cambi sul 3-0 (comunque già tardi), ma Ederson e Floccari sono entrati solo sul 4-0, quando non c’era più tempo per riaccendere la luce.
brano tratto dal Corriere dello Sport 19 agosto 2013