domenica 18 maggio 2025

18 Maggio 1997: Juventus - Parma

É il 18 Maggio 1997 Juventus e Parma si sfidano nella quindicesima giornata del girone di ritorno del Campionato Italiano di Calcio di Serie A 1996-97 allo Stadio 'Delle Alpi' di Torino.

La Juventus é Campione d'Europa in carica mentre i gialloblu gli tallonano da vicino. A fine campionato i bianconeri saranno incoronati ancora Campioni d'Italia (sará la ventiquattresima volta) mentre i parmensi terminano i propri impegni al secondo posto a soli due punti di distanza dai vincitori.

Buona Visione! 



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Stagione 1996-1997 - Campionato di Serie A - 15 ritorno
Torino - Stadio Delle Alpi
domenica 18 maggio 1997 ore 16:30 
JUVENTUS-PARMA 1-1
MARCATORI: Di Livio autorete 29, Amoruso rigore 43

JUVENTUS: (c) Peruzzi, Porrini, Ferrara C., Montero P., Dimas, Di Livio, Deschamps, Zidane (Del Piero 75), Jugovic (Conte A. 70), Vieri C. (Boksic 67), Amoruso
A disposizione: Rampulla, Iuliano, Tacchinardi, Lombardo
Allenatore: Marcello Lippi

PARMA: Buffon G., Zè Maria, Thuram L., Cannavaro F., Mussi, Crippa, Baggio D., Sensini, Pedros (Barone 74), Chiesa, Crespo (Brolin 48)
A disposizione: Nista, Morello, Pinton, Triuzzi, Bravo
Allenatore: Carlo Ancelotti

ARBITRO: Collina
AMMONIZIONI: Montero P., Porrini, Deschamps (Juventus); Cannavaro F. (Parma)
ESPULSIONI: Allenatore Ancelotti 41 (Parma)




La Juve gioca nel primo tempo e dopo si «accontenta»: la festa è solo rinviata
Zidane trova la rete sbagliata 
Autogol del francese, pari su rigore di Amoruso e tanta noia 

TORINO. La cicogna aveva altri impegni. Niente parto, niente scudetto, niente festa. Al contrario: polemiche, veleni, fischi. Tanti fischi. Una marea. Questione di giorni (venerdì sera, a Bergamo) e di un punto, adesso. Uno solo. Resta questo pareggio, fra Juventus e Parma, che manda in bestia Ancelotti e il popolo juventino. Ancelotti (espulso, addirittura) per il rigore, nebbiosissimo, che dà ossigeno ai campioni d'Europa. Il popolo, per quel secondo tempo fasullo, se non falso, durante il quale nulla succede, visto come le squadre si adeguano di buon grado a quell'inelegante armistizio che rappresenta il massimo dei traguardi minimi, in proiezione scudetto e Champions League. Il Parma potrà sempre rinfacciare alla Juve di non averlo mai battuto, in questa stagione. E la Juve al Parma, ammesso che interessi a qualcuno, di averle rifilato gol esilaranti, gialappeschi. Al Tardini, il 5 gennaio, punizione di Chiesa e papera di Peruzzi. Al Delle Alpi, angolo di Chiesa e madornale svirgolata d'esterno destro di Zidane - proprio lui, un pittore con palla su uno stinco dell'innocente Di Livio, incollato al palo, e di lì in rete. 

Passa, il Parma, alla prima e unica scorreria nella metà campo avversaria. La partita, quella, se l'era caricata sulle spalle la Juventus. Non alla maniera della fiammeggiante guarnigione di cosacchi che aveva messo a ferro e fuoco gli accampamenti di Milan e Ajax, ma, se non altro, con un piglio accettabile. Pregevole, al 2', l'invito con il quale Amoruso smarca Vieri, il cui diagonale si perde sul fondo. Privo di Benarrivo, Stanic e Strada, Ancelotti rispolvera Mussi e propone, a sorpresa, Pedros. La Juve avanza al piccolo trotto, ma avanza. Il Parma, però, non le concede che il centro del ring. Ze Maria, Thuram, Cannavaro e Mussi costringono Vieri e Amoruso a remare al largo. A destra, Crippa spreme Jugovic. A sinistra, Pedros si occupa di un Di Livio quasi subito in riserva. Dino Baggio sbircia Deschamps, Sensini ronza attonio a Zidane. Sul versante opposto, ecco Chiesa e Crespo facile preda, dovunque vadano, comunque si muovano, di Porrini, Ferrara, Monterò e Dimas. 

Ritmi sincopati, nessuno si sporge dal davanzale, nessuno preme sull'acceleratore. La carambola Chiesa-Zidane-Di Livio è un sasso surreale, frutto di un disegno divino, più che di un progetto umano. La Juve non può che scuotersi e, nel giro di nove minuti, agguanta il pareggio in circostanze quanto meno misteriose. Su un cross di Zidane, si avventano Vieri e Cannavaro. Vieri va giù, platealmente, forse toccato, forse sfiorato, dal difensore. Il fischio di Collina sorprende gli stessi juventini, così sensibili, in area, a ogni tipo di soffio e di corrente. Quelli del Panna, viceversa, schiumano di rabbia. E subito dopo la trasformazione di Amoruso, Ancelotti, furibondo, si fa buttar fuori dall'arbitro per un eccesso di mieloso sarcasmo («bravo, complimenti»). Un altro sussulto (44', parabola di Zidane, testa di Vieri, pinze di Buffon) e poi Juve e Parma mettono a letto la partita, non prima di averle somministrato dosi massicce di sonniferi. Il Parma perde Crespo, contrattura, e ricorre a Brolin. La Juve ha paura, non si fida, ricambiata a tutti i livelli, sopra e sotto la decenza, da rivali più attratti dal botta e risposta fra Roma e Inter che non dall'idea di stuzzicare la Signora dormiente. 

La gente resiste per un po', salvo abbandonarsi, strada facendo, alla più legittima e compatta delle fischiate. I tifosi del Parma gridano rigore a ogni contatto. Gli ultra della Juve si scornano fra di loro e sommergono Thuram di beceri buuuu. Lippi avvicenda Vieri, Jugovic e Zidane con Boksic, Conte e Del Piero. Barone rimpiazza Pedros. Un fallo, uno solo, macchia il secondo tempo del Parma, contro i sette della Juve, a testimonianza di come, in campo, si badi esclusivamente, e pateticamente, a spingere l'inerzia del tamburello verso l'esito più scontato, e indolore. Coincidenza, e non conflitto, di interessi: siamo alle solite. Sale l'ira dei tifosi. Cancellare le feste dal calendario del cuore, o solo rimandarle di qualche giorno, in Italia non è tollerato. Juventus e Parma ci giochicchiano su. 
Ma è vera paura, quella denunciata da Lippi, o non piuttosto allucinante stanchezza? Resta il pareggio strappato e co-gestito, gradito ai protagonisti e a Collina, rifiutato dai 55 mila paganti dell'arena. Un pareggio brullo e secco come certe praterie. Ma gli scudetti, sta scritto nei sacri testi, si vincono anche così. 

Roberto Beccantini
tratto da: La Stampa 19 maggio 1997



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L'intervento di Cannavaro su Vieri che ha indotto Collina a fischiare il rigore trasformato da Amoruso; il Parma ha protestato a lungo.