É il 6 Maggio 1984 e Juventus ed Avellino si sfidano nella quattordicesima giornata del girone di ritorno del Campionato di Calcio di Serie A 1983-84 allo Stadio 'Comunale' di Torino.
Sará una stagione trionfale questa per i nostri beniamini a strisce bianconere. Se in Campionato arriverá l'ennessimo Scudetto (é il 21esimo), in Europa si festeggia la prima (ed unica) affermazione in Coppa delle Coppe. Dall'altre parte i bianco-verdi campani eviteranno la retrocessione in Serie B solo per il rotto della cuffia.
Buona Visione!
Stagione 1983-1984 - Campionato di Serie A - 14 ritorno
Torino - Stadio Comunale
domenica 6 maggio 1984 ore 16:00
JUVENTUS-AVELLINO 1-1
MARCATORI: Rossi P. 20, Colomba rigore 72
JUVENTUS: Tacconi, Caricola, Cabrini, Bonini (Furino 53), Brio, (c) Scirea, Vignola, Prandelli, Rossi P. (Penzo 79), Platini, Boniek
A disposizione: Bodini, Koetting, Tavola
Allenatore: Giovanni Trapattoni
AVELLINO: Paradisi, Osti, Vullo, Schiavi (Bergossi 65), Favero, Biagini, Barbadillo, Tagliaferri, Diaz, Colomba, Limido (Bertoneri 62)
A disposizione: Amato, Lucci, De Napoli
Allenatore: Ottavio Bianchi
ARBITRO: Paparesta R.
Platini-Boniek, la strana coppiaTORINO A fine stagione, forse, si stringeranno la mano da buoni amici dicendosi addio. Ci ritorna in mente la bella e calda estate di due anni fa, quando i due si sorridevano davanti al fotografi indossando per la prima volta la maglia bianconera, gli occhi che promettevano gloria e grandezza per la Juventus.Michel Platini e Zibi Boniek, una strana coppia, una bella coppia se soltanto si volge lo sguardo indietro senza pregiudizio. Giocatori diversi, caratteri diversi, stile di vita diverso, però anche un tratto comune: la sincerità.In campo, giudicando con serenità questi due anni, Platini e Boniek hanno sicuramente offerto immagini e prestazioni così distinte da sembrare quasi antitetiche. Elegante il francese, raffinato nel gioco come nella vita, bello a vedersi, prezioso nel tocco, rapido di gambe e di mente. Un leader, un uomo nato per brillare. Istintivo il polacco, generoso e potente, grandissimo nelle fughe in progressione ma difficilmente inquadrabile in schemi troppo sofisticati e lontani dalla sua concezione del calcio. Un cavallo brado, un giocatore nato per lottare.Platini non ha avuto difficoltà a farsi amare dai tifosi. Li ha conquistati con la classe e con i gol, due argomenti di valore assoluto per chiunque ami il calcio e I suoi eroi.Ha avuto solo qualche problema all'inizio, poca cosa, il prezzo che tutti devono pagare all'ambientamento, anche I campioni. Per Boniek, ahimè, c'è stata invece qualche complicazione, anche se I tifosi tutto sommato l'hanno sempre trattato con simpatia. Non sempre le sue difficoltà di adattamento alle sottigliezze dello schema tattico sono state interpretate nel giusto modo, colpa di tanti e non solo del giocatore, che al contrario si è sempre mostrato contento di imparare e amareggiato di non poterlo fare come si pretendeva (spesso ingiustamente) da lui. Giocatore anarchico, si è detto, e in parte è vero..In realtà Zìbì Boniek, estroverso e zingaresco solo in apparenza, ha molto sofferto per questa incomprensione nei suoi riguardi. A volte l'ha fatto in solitudine, chiudendosi in un silenzio che era segno di riflessione, non di disprezzo. Però in campo ha sempre dato tutto, come iI più serio dei professionisti: ha la coscienza a posto, e su questo punto nessuno deve avere del dubbi. Forse se ne andrà dopo aver vinto lo scudetto, come fece Liam Brady, convinto come l'irlandese di poter essere ancora utile alla Juventus.«Meglio avermi come amico che come nemico, ha detto celando il rimpianto dietro il tono di sfida, tipico del suo carattere. E noi pensiamo che abbia ragione.Carlo Cosciatratto da: La Stampa 7 maggio 1984